La storia di Alice, sposata con una donna: «Io, il neonato in arrivo e la voglia di continuare a lottare»

La storia di Alice, sposata con una donna
PADOVA - Cinque tentativi, un bimbo che sta per nascere e la consapevolezza che «ci sarà ancora molto da lottare». Alice, padovana di quarant’anni, lavora...

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PADOVA - Cinque tentativi, un bimbo che sta per nascere e la consapevolezza che «ci sarà ancora molto da lottare». Alice, padovana di quarant’anni, lavora nell’ambito della progettazione europea nei campi dello sport e del sociale. Da cinque anni sta assieme ad una donna irlandese e lo scorso maggio si sono legate con un’unione civile proprio a Padova. Lunedì entrerà in ospedale per partorire un bimbo che intende registrare all’anagrafe con una doppia madre. 

Quanto è stato difficile?
«Molto, è stata davvero una battaglia ma l’abbiamo vinta. Abbiamo deciso di ricorrere all’inseminazione artificiale come fanno anche tante coppie eterosessuali che per altri motivi non riescono ad avere figli. Finalmente sono incinta». 

Quanti tentativi ha dovuto fare?
«Cinque, due in Spagna e poi tre in Grecia in una clinica suggerita da una ginecologa padovana. Siamo state costrette ad andare all’estero perché in Italia non è possibile ricorrere a nessun tipo di procreazione assistita, tanto meno se due coppie sono dello stesso sesso. La legislazione è molto stringente».

L’emozione quando ha saputo di essere rimasta incinta?
«Enorme. Questo figlio è davvero pensato e voluto con tutto il cuore. Le coppie come noi si spendono a livello emotivo e finanziario. È un vero investimento di vita e di denaro. Solo l’ingresso in clinica e la crioconservazione degli embrioni costa duemila euro. La spesa complessiva è stata di almeno diecimila euro più i viaggi e i medicinali che qui non sono riconosciuti».

Cosa ne pensa del dibattito che si è aperto negli ultimi giorni?
«Sento parlare tanto di utero in affitto e di altri temi che non c’entrano niente e non aiutano. Nel nostro caso parliamo solo di coppie dello stesso sesso che ricorrono a tecniche scientifiche approvate in altri Paesi, così come accade per persone di sesso diverso».

Cosa ha pensato quando ha letto la notizia della circolare inviata dal prefetto al sindaco di Milano?
«Sono entrata fortemente in crisi, sarà che sono incinta e quindi ho gli ormoni sono scombussolati. Ho avuto decisamente una brutta giornata. Non è bello sentirci trattati come cittadini di serie B. Io pago le tasse, lavoro qui e non capisco perché non dovrei avere questo minimo di tutela. I diritti fondamentali devono essere riconosciuti, non farlo è una cattiveria gratuita».

E ora cosa si aspetta?
«Sarà dura. Non ho mai avuto paura di fare una battaglia ma ora che c’è un minore tutto ciò mi spaventa ancora di più. Non vorrei sottoporlo a discriminazioni che non portano benefici a nessuno».

Il Comune di Padova, intanto, ha sempre continuato a registrare la doppia madre...
«Il Comune è stato fantastico, ci ha sempre supportato e nei giorni scorsi dopo una mia mail l’assessora mi ha pure chiamata. Sono stati molto gentili, disponibili e sobri nel portare avanti una battaglia di civiltà. Ho grande fiducia nel Comune di Padova. Certo, se è lo stato centrale ad opporsi questo mi spaventa ancora di più. Parliamo di diritti tutelati in moltissimi altri Paesi europei indipendentemente dal colore politico».

La prossima settimana lei partorirà. È pronta? 


«Sì e in questa situazione di calo demografico il parto è sempre una buona notizia. Spero che il governo sia attento alla famiglia come dice. A ogni tipo di famiglia». 
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Il Gazzettino