LENDINARA - Era l’alba del 7 giugno scorso, quando il 75enne cicloturista trentino Riccardo Ferrari venne investito e ucciso sulla regionale 88. Ieri, per questo...
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Nella ripresa della telecamera privata un’azienda, circa 200 metri avanti il luogo dell’impatto, quasi di fronte alla concessionaria “Marinelli Motors”, si vede l’automobilista fermarsi e scendere a controllare i danni alla propria macchina. Si vede anche il 31enne che si guarda attorno e cerca a lungo, come per capire contro cosa abbia battuto. Secondo la versione della difesa, inizialmente affidata agli avvocati Arabella Brognara e Maria Francesca Tosi, non si sarebbe reso conto di aver investito il ciclista perché non ne avrebbe visto il corpo. A sostegno di questa tesi, anche il filmato della telecamera della videosorveglianza cittadina, all’altezza della rotonda. Verso le 4.35 il passaggio del ciclista. Circa tre minuti più tardi, invece, il passaggio della Punto.
La stessa telecamera avrebbe ripreso anche il passaggio di altre due auto prima di quella della donna che ha poi dato l’allarme, attorno alle 5, chiamando il 112 e segnalando un corpo sull’asfalto. Secondo la difesa, questo avrebbe confermato che il corpo non era perfettamente visibile nell’oradell’impatto e che, solo in condizioni di luce diverse, con il sole che sorgeva, sarebbe stato poi notato. A conferma della propria tesi, la difesa ha anche sottolineato come il 31enne avesse poi parcheggiato la propria auto davanti a casa, dove vive con i genitori, senza alcun tentativo di nasconderla nonostante i segni ben visibili dell’incidente sulla carrozzeria. Grazie ai filmati i carabinieri del Radiomobile, insieme ai colleghi della Stazione di Lendinara, sono risaliti a Zambello, che fino a poco tempo prima aveva lavorato in un noto locale del centro di Rovigo e che da pochi giorni aveva iniziato a lavorare in un locale di Barbona. Di fronte alle contestazioni dei militari, al momento dell’arresto, ha detto che dopo aver trascorso la parte finale della serata con alcuni amici era tornato a casa e che si era accorto di aver battuto contro qualcosa ma di non aver capito cosa e di non essersi quindi reso conto di aver investito un uomo. Inizialmente sottoposto alla custodia cautelare in carcere, la misura era stata poi attenuata nei domiciliari, con il permesso di recarsi al lavoro. I familiari di Ferrari si sono costituiti parte civile con l’avvocato Enrico Cappato. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino