Lo schianto e la morte, la disperazione della mamma di Alfred: «Era stato assunto da una settimana»

ABANO - Dalla porta socchiusa al piano terra dell'abitazione arrivano le grida della madre accasciata su un divano del soggiorno con accanto alcuni parenti che tentano...

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ABANO - Dalla porta socchiusa al piano terra dell'abitazione arrivano le grida della madre accasciata su un divano del soggiorno con accanto alcuni parenti che tentano vanamente di confortarla, mentre altri congiunti e amici di famiglia camminano avanti e indietro a capo chino di fronte alla casa. Al civico 4 di via San Marco, dove risiede la famiglia Vocaj, ieri, 19 marzo, regnavano lo sgomento e l'incredulità per la tragica fine del giovane Alfred, appena ventenne, deceduto nel terribile schianto sulla direttissima per Padova.

LA NOTIZIA
Angosciante il modo con cui i parenti del ragazzo hanno compreso quello che era accaduto, ben prima che gli agenti della polizia locale di Padova, intervenuta per effettuare i rilievi dell'incidente, li informassero del dramma che li aveva colpiti. Si è trattato solo della conferma di ciò che per loro era già una devastante realtà. «Stavo dando un'occhiata ai siti dei giornali quando ho letto le prime notizie dell'incidente - racconta un cugino di Alfred - Mi è venuto un brivido quando ho letto i pochi particolari: la strada dov'era avvenuto lo scontro, il tipo di motocicletta coinvolta, l'ora in cui era successo, l'età della persona morta. Ho subito pensato che fosse lui, tutto corrispondeva. Ho provato a chiamarlo più volte al cellulare, ma non mi rispondeva. Allora è iniziato il panico». Dall'abitazione esce il padre Gjeke, il volto terreo, la voce bassa e roca. «Mio figlio, come ogni giorno, si stava recando al lavoro. Da appena una settimana era impiegato come meccanico in un'autofficina nella zona industriale di Padova. Prima aveva lavorato in un negozio di ortofrutta, sempre a Padova. Aveva una grande passione per la meccanica e stava seguendo anche un corso di specializzazione. Voleva migliorare, stava realizzando il suo sogno». Una vita di speranze e di aspirazioni che stavano prendendo forma è stata però spezzata in una manciata di attimi sulla direttissima 47. La moto che il ragazzo stava conducendo, un'Aprilia 125, l'aveva acquistata giusto un mese fa con i frutti del suo lavoro. «Alfred era un ragazzo prudente - prosegue il padre - proprio per la sua competenza nei motori, sapeva benissimo che quando si guida un veicolo non bisogna fare bravate. Non si era comperato una moto potente, conosceva i rischi. Era un ragazzo normale, con la testa sulle spalle, che amava praticare lo sport e conduceva un'esistenza tranquilla, come tanti dei suoi coetanei».
Gjeke Vocaj è titolare di un'azienda edile con sede ad Abano, sempre in via San Marco, che ha fondato ventisei anni fa; la mamma di Alfred, Doriane, lavora in un hotel delle Terme Euganee. Il giovane lascia anche una sorellina minorenne.

GLI AGENTI
I peggiori timori della famiglia, come detto, si sono concretizzati quando gli agenti della Municipale si sono presentati per comunicare la terribile notizia. «Ci è stata spiegata la dinamica dell'incidente - interviene ancora il cugino di Alfred - ma non riusciamo ancora a capire come sia potuta accadere una tragedia simile. Siamo tutti sicuri, comunque, che la responsabilità non è stata sua se è finito sull'altra corsia di marcia ed è stato investito dalla macchina. Aldred - continua a ripetere - era troppo coscienzioso per commettere qualche imprudenza». Il padre e gli altri parenti e amici annuiscono con forza.


Poi tutti rientrano in casa, in attesa di recarsi a Padova per il riconoscimento della salma. Nessuno ha più la forza di parlare, mentre dalla porta socchiusa continua ad arrivare il pianto della madre.
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Il Gazzettino