Morto stritolato dalle lamiere dell'auto, Claudio stava andando a tumulare le ceneri del fratello scomparso a marzo Foto

Morto stritolato dalle lamiere dell'auto, Claudio stava andando a tumulare le ceneri del fratello morto a marzo
SANTO STEFANO DI CADORE - Stava andando a Frassenetto di Forni Avoltri (Ud) per commemorare il fratello Dante, morto il primo marzo, ma non un destino beffardo lo ha fermato...

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SANTO STEFANO DI CADORE - Stava andando a Frassenetto di Forni Avoltri (Ud) per commemorare il fratello Dante, morto il primo marzo, ma non un destino beffardo lo ha fermato a Santo Stefano di Cadore. La morte del fratello è diventata drammaticamente la sua. E' questa la genesi dell'incidente nel quale ieri ha perso la vita Claudio D'Agaro, 63 anni, residente a Montebelluna (Treviso), ma friulano d'origine. Ferite anche le due figlie e la moglie che avrebbe riferito di un possibile colpo di sonno sopraggiunto all'altezza della curva. D'Agaro era alla guida del furgone Caddy Volkswagen, appartenuto proprio al fratello, quando, alle 15.50 lungo la statale Carnica, in comune di Santo Stefano, si è scontrato frontalmente con un'autocisterna, carica di gasolio, che arrivava in senso contrario. Claudio D'Agaro è stato stritolato dalle lamiere. Per estrarlo sono dovuti intervenire i vigili del fuoco del distaccamento di Santo Stefano. Hanno dovuto tagliare il sedile per riuscire a tirarlo fuori da ciò che restava dell'abitacolo. 



La tragedia presenta dei tratti che rendono l'accaduto una sorta di incredibile appuntamento con il destino. E per capirlo basta leggere l'epigrafe con cui lo stesso Claudio, assieme al terzo fratello Giorgio, annunciava pubblicamente l'appuntamento di ieri alle 17,30 dedicato al fratello, morto lo scorso marzo. A Frassenetto di Forni Avoltri, paese d'origine della famiglia, erano tutti attesi per tumulare le ceneri del fratello Dante. Un appuntamento che è nel contempo diventato per lui quello con la morte. Alla cerimonia, oltre alle persone care residenti in Cadore, hanno voluto partecipare anche vari alpini montebellunesi, attaccatissimi a Dante. 


GLI AMICI

E proprio uno di loro, Andrea Adami, è stato uno dei primi testimoni della tragedia accaduta a Claudio. «Sono transitato lungo la strada attorno alle 16,30 - racconta - e ho notato un rallentamento e mi sono preoccupato al pensiero di arrivare tardi alla cerimonia. Poi ho visto il furgone e ho riflettuto sul fatto che era proprio uguale a quello di Dante. Due persone erano a terra, c'erano delle ambulanze, i carabinieri facevano da sponda. Ho notato anche i vigili del fuoco ed ho avuto la sensazione che i vigili aprissero l'auto, dal posto di guida, con delle cesoie». Poi, la penna nera di Montebelluna ha proseguito la marcia arrivando nel cimitero di Frassenetto. 



«Lì ho avuto conferma del fatto che il furgone non era uguale a quello di Dante, ma era proprio il suo, guidato dal fratello. Nel piccolissimo camposanto, i familiari parlavano con delle persone del luogo di un incidente. E, gradualmente, la terribile verità è venuta alla luce». Una situazione che presenta dei tratti assurdi. «Credo che la moglie fosse cosciente e parlasse - prosegue Andrea Adami -. Del resto la parte distrutta del mezzo era proprio quella del guidatore. Finita la cerimonia sono rientrato. Al ritorno, avevano appena liberato la strada». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino