Morto nell'incidente a San Biagio, ultimo saluto a Sebastiano Marson con abiti bianchi e musica

SAN BIAGIO - Una canzone per dire addio a Sebastiano. E tutti vestiti di bianco. Gli amici del 22enne morto venerdì notte mentre stava rientrando a casa, a bordo della sua...

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SAN BIAGIO - Una canzone per dire addio a Sebastiano. E tutti vestiti di bianco. Gli amici del 22enne morto venerdì notte mentre stava rientrando a casa, a bordo della sua Golf, gli hanno dato ieri, 21 agosto, l'ultimo saluto in obitorio. E hanno deciso. Sebastiano Marson amava il bianco. «Per lui era il colore della leggerezza, della libertà, è impalpabile come lo zucchero filato, come le nuvole - racconta la sua ragazza Benedetta Odi - la cosa strana è che me ne aveva parlato una settimana fa. Non so che filo avesse che lo legava alla realtà e al futuro, ad un mondo parallelo che non si era ancora avverato. Mi aveva detto - e mi si raggela il sangue - queste esatte parole Se mi dovesse succedere qualcosa voglio che veniate al mio funerale vestiti di bianco. È il colore della libertà. E io sarò libero. Noi ci saremo e rispetteremo le sue ultime volontà».


TUTTI RIUNITI
I componenti della band dove Sebastiano Marson era il frontman, cantava e suonava la chitarra, stanno valutando se cantare all'interno della chiesa, oppure all'esterno. Sanno che la loro voce tremerà. Sanno che potrebbe non essere la canzone perfetta che Sebastiano amava cantare. Ma sanno anche che, in quel modo, lui sarà lì con loro. A suonare quella chitarra che era la sua ragione di vita. «Canteremo il pezzo dei Colplay "A sky full all stars". Amava le stelle, il cielo e gli spazi liberi. Sognava di volare lontano e, forse, adesso ci è riuscito davvero». Il sentimento che legava Benedetta a Sebastiano è forte, nonostante la loro giovane età. Lui solare, energico, sempre proiettato avanti. Lei più riflessiva, un poco timida, artista come lui. Sebastiano suonava, lei che aveva studiato grafica e realizzava le locandine dei concerti che la band eseguiva ormai non soltanto in tutto il Veneto, ma anche in Emilia, Piemonte e in altre parti d'Italia. Ieri in obitorio c'erano anche il papà Daniele, la mamma Romana, la sorella 19enne Maria e la zia, che è giudice in Tribunale a Belluno, Enrica Marson. «Questa notte ho dormito un po', poi alle 5,30 mi sono svegliata e ho controllato il telefonino. Ho capito che non avrei ricevuto più i suoi messaggi. E ho pianto tanto. Poi, l'ho sentito vicino. Lui era la mia sicurezza. Adesso so che dovrò trovarla da sola». Benedetta sta combattendo la sua personale battaglia per separarsi da Sebastiano. Come stanno facendo i familiari che si sono chiusi nel silenzio, protetti dai parenti. Il sindaco di San Biagio Alberto Cappelleto non è ancora andato a far loro visita. Si riserva di farlo nei prossimi giorni. «Quando il funerale sarà stato celebrato» dice, visibilmente commosso.


GLI OGGETTI NELLA BARA
La data dell'ultimo saluto non è stata ancora fissata. Si attende il nulla osta della Procura che ha aperto un'inchiesta ancora senza indagati. L'incidente frontale con un furgoncino Fiat Doblò è avvenuto in centro carreggiata, in via Diaz a San Biagio, a un chilometro da casa di Sebastiano e a poche centinaia di metri da Zenson di Piave. Tutte da accertare le responsabilità dei due conducenti. Intanto, la famiglia pensa al funerale che potrebbe essere celebrato martedì. Nella bara di Sebastiano verranno posti alcuni oggetti. L'anello che Benedetta gli aveva regalato, una maglietta con la sua foto e una targa con scritto Shaba, che è il suo nome d'arte del giovane, insieme a un aeroplanino di carta che si era fatto tatuare. «È il nostro modo per essere con lui, per sempre» dice Benedetta.



 

 

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Il Gazzettino