Motociclista morto con la fidanzata a Volpago, il ricordo della mamma: «Antonio era un pilota esperto, le moto erano la sua vita»

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BREDA DI PIAVE (TREVISO) - ​«Le moto erano la sua vita: le guidava da quando aveva 16 anni e sistemava anche quelle degli amici. Ma è sempre stato prudente, un pilota esperto, non ha mai fatto incidenti. Non riusciamo a darci una spiegazione». Mamma Luana si copre il volto con le mani, appoggiandosi al cancello di casa Cerruti. C’è un gran via vai di parenti e amici nella villetta a Breda di Piave, di fronte al municipio. Ma la verità è che quella casa è vuota senza Antonio. Parcheggiata sotto la tettoia c’è un’altra delle sue moto, a testimoniare una passione che si è rivelata fatale. Progettista e tecnico commerciale alla Co.mas di Paese, nel tempo libero il 31enne di divideva tra fitness e motori. «Era il nostro unico figlio» dice la donna: bastano queste poche parole a restituire la portata che lei e il marito Mario, dentista a Silea, stanno vivendo in queste ore. «È successa una cosa troppo grande: sono morti tutti e due, insieme. Adesso siamo disperati» dice mentre a casa arrivano anche i nonni di Antonio, a passi incerti ma mano nella mano, per farsi forza a vicenda. Ne hanno passate tante ma mai si sarebbero aspettati il dolore di dover seppellire il nipote. 


LA RICOSTRUZIONE
«Antonio era attento per strada: ci avvertiva sempre quando partiva ed evitava di guidare di sera proprio per non correre rischi» spiega la mamma. Poi il pensiero corre a quel maledetto pomeriggio. «Lui e Nicole erano andati a Pedavena: avremmo dovuto unirci anche noi al pranzo ma non siamo andati pensando che tanto ci saremmo visti a cena. Erano insieme da qualche mese ma la sua fidanzata era già di casa: veniva qui tutti i fine settimana». Il 31enne aveva assicurato che sarebbero tornati presto perché doveva finire di sistemare una moto. Il garage era la sua officina. Alle 17 i genitori iniziano a preoccuparsi. Il papà gli manda un messaggio: nessuna risposta. Aspettano. Un’ora dopo mamma Luana telefona a Nicole, senza esito. Poi il sospetto raggelante. «Avevo il cellulare in mano: mi è apparsa la notizia dell’incidente sul Montello, con due ragazzi morti: lui del 1991, lei del 1999. Ho pensato subito che fossero loro - confessa la mamma -. Ho chiamato subito i carabinieri. E purtroppo ho avuto la conferma». Quando la polizia locale di Breda ha bussato alla loro porta per comunicare la morte del figlio, i genitori erano già all’obitorio. Lì hanno incontrato la famiglia di Nicole, straziata dallo stesso dolore: «Siamo disperati, tutti quanti». 


IL CORDOGLIO


Anche i vicini sono sconvolti: «Io quel ragazzo l’ho visto crescere» dice Annamaria. «Resterà per sempre uno dei miei più cari amici» dice Leonardo, che abita nella palazzina di fronte. Ieri mattina anche il sindaco Cristiano Mosole è andato a portare una parola di conforto: «La famiglia è distrutta e noi condividiamo il loro dolore. Ma anche la rabbia di fronte ad altre due giovani vite spezzate sulla strada». Antonio lavorava alla Co.mas di Paese, azienda che produce sistemi di sollevamento. Prima aveva lavorato alla FoxMecc di Quinto. Dopo il diploma superiore al liceo scientifico sportivo “Madonna del Grappa” di Treviso, aveva frequentato l’Università di Padova e si era specializzato in meccatronica. «Positivo, professionale, gran lavoratore e costantemente alla ricerca di migliorarmi». Si descriveva così nel suo profilo Linkedin. Ora la carriera e il sogno di un futuro insieme alla sua Nicole sono spezzati per sempre. 
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Il Gazzettino