Strage di Godega. Nessun segno di frenata sull'asfalto, aperte le indagini sull'auto dov'erano i giovani

Forse un guasto alla macchina potrebbe aver provocato l'incidente insieme all'alta velocità

TREVISO - Sull'asfalto nessun segno di frenata, soltanto una sottile striscia nera lasciata dagli pneumatici nel disperato tentativo di correggere la traiettoria prima dello...

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TREVISO - Sull'asfalto nessun segno di frenata, soltanto una sottile striscia nera lasciata dagli pneumatici nel disperato tentativo di correggere la traiettoria prima dello schianto. Un indizio che emerge dai rilievi della Polizia stradale e che dovrà essere spiegato dalla perizia disposta dalla procura di Treviso per definire l'esatta dinamica del sinistro costato la vita a Daniele De Re, 18 anni, e Xhuliano Kellici, 19 anni, entrambi di Cordignano, a Daniele Ortolan, 19enne di Orsago, e a Marco Da Re, 18enne di Caneva. Già, perchè tra i vari quesiti degli inquirenti, oltre a stabilire l'esatta velocità a cui viaggiava la Volkswagen Polo dei quattro amici, c'è anche quello di verificare se l'uscita di strada possa essere stata causata da un guasto alla vettura o da un cedimento strutturale. Ipotesi, certo, che non restituiranno la vita a quattro giovanissimi ma che potrebbero dare una lettura diversa della tragedia.


GLI ACCERTAMENTI
La vettura, distrutta dopo l'impatto, è stata posta sotto sequestro. Quei rottami, una volta analizzati dal consulente del sostituto procuratore Mara Giovanna De Donà, titolare del fasciolo aperto sul caso, potranno raccontare come sono andate le cose, che purtroppo sembrano essere drammaticamente chiare. A chiarire ulteriormente la questione saranno inoltre gli esiti degli esami tossicologici disposti su Daniele Ortolan, il 19enne di Orsago che si trovava alla guida dell'utilitaria di proprietà della madre del coetaneo di Cordignano Xhuliano Kellici. Gli inquirenti intendono stabilire se il giovane avesse assunto droga o alcol prima di mettersi al volante. Un atto dovuto, visto che gli inquirenti tendono a pensare che il fatto che guidasse Ortolan e non Kellici potrebbe significare che al volante di un'auto non sua si sia messo il 19enne proprio perché sobrio. Per i risultati si dovranno attendere ancora una decina di giorni. Un altro particolare che ha attirato l'attenzione degli investigatori è stato il fatto che tutti e quattro, compresi dunque i due amici che si trovavano sui sedili posteriori, avessero le cinture. Chi si siede dietro, infatti, in base alle statistiche in mano alla Polizia stradale solo nel 20% dei casi rispetta la norma del codice della strada che le impone. Un dettaglio che, sostengono dalla questura, non fa che dimostrare come i giovani fossero attenti e si comportassero in maniera corretta. E che allo stesso tempo cozza con la dinamica del sinistro, legata purtroppo alla velocità sostenuta a cui viaggiavano.

Il messaggio della madre di Ortolan: «Ciao figlio mio»


I RILIEVI


Numeri non ce ne sono. Il tachimetro della Polo segnava zero. Uno stato di quiete dopo un impatto violentissimo contro quell'albero di via Cordignano a Godega Sant'Urbano. Di certo c'è che i quattro ragazzi andavano ben oltre il limite di velocità di 50 chilometri orari che vige su quel tratto di strada. Si teme che possa avvicinarsi o addirittura superare il doppio del consentito. A conti fatti, però, conta poco. Sotto accusa rimane la velocità e per gli investigatori la condotta di guida rimane l'unica responsabile della tragedia. Quantificare l'eccesso, sottolineano dalla questura, servirà solo a cercare di dare una spiegazione a un dramma che continua a non avere un senso.

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Il Gazzettino