Uccisa in A4, l'automobilista contromano resta in carcere e dichiara al gip: «Mi spiace per la tragedia»

Paola la donna morta nella sua auto in A4
TRIESTE - Il Gip del Tribunale di Trieste ha convalidato l'arresto e disposto la custodia cautelare in carcere per Ales Gomolj,  lo sloveno di 49 anni che...

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TRIESTE - Il Gip del Tribunale di Trieste ha convalidato l'arresto e disposto la custodia cautelare in carcere per Ales Gomolj,  lo sloveno di 49 anni che sabato mattina, percorrendo contromano la corsia di sorpasso del raccordo autostradale di Trieste, si è scontrato con un'altra vettura, provocando la morte della conducente, una donna di 56 anni di origini romene e residente nella provincia di Treviso.

L'udienza di convalida si era tenuta ieri pomeriggio e il giudice Marco Casavecchia si era riservato la decisione. Gomolj era giunto in tribunale dall'ospedale, dove era ricoverato, scortato dalla polizia. Il provvedimento verrà attuato quando i medici riterranno di dimetterlo.

La sua unica frase: «Mi spiace che sia morta»

SAN BIAGIO DI CALLALTA - «Mi dispiace che sia morta una persona»: sono le uniche parole finora pronunciate da Ales Gomolj, il 48enne sloveno arrestato dopo l'incredibile schianto sul raccordo autostradale di Trieste costato la vita a Paola Hutu Parashiva, 56 anni, romena residente a San Biagio, bruciata viva dopo l'impatto della sua Clio con l'auto dell'uomo che ha percorso 24 km contromano alla folle velocità di 170 orari. Ieri Gomolj è comparso davanti al gip del tribunale di Trieste Marco Casavecchia che si è riservato la decisione sulla convalida dell'arresto. Gomolj è giunto in tribunale scortato dalla polizia, in abiti da degenza ospedaliera. Nell'incidente aveva riportato qualche ferita alle costole e quando è arrivato all'ospedale di Trieste era in stato confusionale.

DISABILE PSICHICO

«Non sapeva perché era lì - ha detto il suo legale d'ufficio -. Quando gli è stato riferito che era morta una persona si è detto dispiaciuto, prima di chiudersi di nuovo in se stesso». Il 48enne soffrirebbe da tempo di una forma di schizofrenia, malattia mentale che gli impedisce anche di lavorare, tanto è vero che riceve un sussidio dallo Stato sloveno. «È seguito dalle autorità sanitarie di Capodistria, che lo avevano affidato a uno psichiatra - conferma il legale -. Sul perché sia stato in grado anche di prendere la macchina, che è del fratello, si possono al momento fare soltanto congetture». Da quel che si sa le crisi di Gomolj erano periodiche, inframmezzate da momenti di lucidità. Al cospetto del gip il 48enne si è avvalso della facoltà di non rispondere. «È - prosegue l'avvocato - una persona con gravi problemi. Non sapeva neppure la ragione per cui era finito davanti a un giudice, era incerto e confuso. Credo che la prima cosa da fare sia una perizia che stabilisca la sua capacità».

VEGLIA DI PREGHIERA

Il pubblico ministero Matteo Trapani ha chiesto per lui la custodia cautelare in carcere per evidente rischio di reiterazione del reato. Il giudice per le indagini preliminari si è riservato la decisione. Intanto famigliari e amici di Paola non riescono a darsi pace. «Per domani 10 febbraio alle 19.30 è stata organizzata una veglia di preghiera in chiesa» conferma il parroco di Olmi di Edi. Un modo per rendere omaggio a questa donna che in Italia si era creata una nuova vita, ma anche una protesta silenziosa contro le troppe stragi sulle strade.

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Il Gazzettino