«Mio figlio non è un criminale», ripete papà Franco Antonello. «Come si può bollare come delinquente un ragazzo di 19 anni per una...
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Dramma dei fidanzati, balli e drink fino alle 5 poi la tragedia
Adesso Franco si dispera per Alberto e lo difende. «Come si può dimenticare tutto ciò che di buono ha fatto mio figlio fino a questo momento per un errore, per un colpo di sonno?», lo sfogo di papà Franco raccolto da un cronista del “Mattino di Padova”. «Non si può distruggere un ragazzo per una canna. Venerdì ci eravamo abbracciati e mi aveva detto: tranquillo, papà, vado piano». «Pensate forse che la morte non sia una punizione sufficiente anche per noi? Giulia era un membro della nostra famiglia - spiega - Abitava con Alberto da qualche mese, erano lì a pochi metri da casa mia. Non ci posso credere, non mi do pace». Alberto è «la rivincita della mia vita», racconta, «qualche problema c'è stato in passato, gli adolescenti sono ribelli. Da qualche anno però le cose erano cambiate. Lui si è preso sulle spalle la nostra attività, lavorava da mattina a sera. E anche con il fratello Andrea il rapporto è molto diverso rispetto a prima».
Un rapprto sofferto, quello con il fratello Andrea. «Alberto ha sempre sofferto la diversità di suo fratello - aggiunge il papà del 19enne - Si vergognava.
Alberto adesso sta lottando in rianimazione nell'ospedale dell'Angelo di Mestre. L'auto che guidava è finita in un fossato, a Musile di Piave, nel veneziano. Qualche ora prima durante un controllo gli agenti della polizia l'avevano trovato con una piccola quantità di hashish, sufficiente per far scattare il sequestro della patente di guida. Gli era stato consegnato un permesso temporaneo per tornare a casa. Ma era la notte di Halloween, prima di rientrare a Castelfranco, Giulia e Alberto decidono di andare al King's. Sono quasi le 3. Ballano e bevono fino alle 5, infine il viaggio di ritorno e lo schianto sull'albero a Musil.
Franco è distrutto. Piange per il figlio e per Giulia. E fa impressione, a chi gli sta intorno, vederlo così fragile e smarrito, lui che ha sempre dimostrato una forza e un coraggio fuori dal comune. La sua storia ha fatto il giro del mondo. Franco, imprenditore di Castelfranco, che ha mollato tutto per dedicarsi al figlio autistico ispirando il romanzo di Fulvio Ervas “Se ti abbraccio non aver paura”, da cui è stato tratto il film.
«La storia che voglio raccontarti - disse Franco all'autore - ha la forza della vita vera e la bellezza di un sogno». Andrea aveva due anni e mezzo quando gli fu diagnosticata la malattia. Il padre decise di cambiare vita e di partire con il figlio per imparare a comunicare con lui. Un viaggio on the road, attraversando l'America su una Harley Davidson. Poi le foreste il Messico, il Guatemala. «Una sfida nella sfida - si legge nel libro - siamo in movimento, non aspettiamo che la vita ci scarichi a una fermata». Nel 2005 Franco fonda l'associazione "I bambini delle fate", che attiva e finanzia progetti di inclusione sociale per piccoli e ragazzi con autismo e disabilità.
Adesso una nuova battaglia, forse la più difficile. Andrea, cha adesso ha 25 anni e segue il padre nel lavoro della fondazione, ha partecipato alla stesura dei due libri e a quella del film, è accanto a Franco e lo accompagna in queste ore di attesa e di dolore.
Il Gazzettino