Inchiesta Unabomber: «Esplosioni sospette lungo l'autostrada A28»

Le forze dell'ordine esaminano uno degli ordigni fatti esplodere da unabomber
Ceppi fatti esplodere nel cantiere dell’autostrada, che all’epoca era in fase di costruzione. E una Range Rover bianca parcheggiata proprio in quel tratto di campagna...

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Ceppi fatti esplodere nel cantiere dell’autostrada, che all’epoca era in fase di costruzione. E una Range Rover bianca parcheggiata proprio in quel tratto di campagna tra Francenigo e Orsago, isolato e difficile da raggiungere, dove oggi corre la A28.

Era il campo di prova di Unabomber? Qualcuno ipotizza di sì: «Il legno dei ceppi è una buona alternativa alla carne e non desta sospetti». Spunta una nuova segnalazione sul caso riaperto dalla procura di Trieste, che ora ha aggiunto un nuovo indagato, Luigi Pilloni, 61enne di Gaiarine, alla vecchia lista di sospettati e disposto nuove indagini scientifiche su dieci reperti. «Ho delle informazioni che potrebbero essere utili agli inquirenti» esordisce Paolo D. Z., commerciante della zona, ricordando gli anni (tra il 1996 e il 2004) in cui Unabomber seminava il terrore a Nord Est. Circostanze che ora verranno vagliate dai carabinieri, a cui l’uomo ha intenzione di rivolgersi. La segnalazione - almeno nella sua forma sintetica apparsa su un canale social - in realtà è già nelle mani dei carabinieri, che ora valuteranno se convocare il trevigiano come persona informata sui fatti per poi eventualmente trasmettere le informazioni raccolte alla procura inquirente. La nuova segnalazione potrebbe confluire nei faldoni d’inchiesta.

«Un giorno ero a Francenigo: in un bar arrivò uno del posto dicendo che nei cantieri dell’autostrada c’era un matto che si divertiva a fare esplodere bombe, soprattutto i ceppi degli alberi tagliati. Allora non collegai la notizia con Unabomber perché non si sapeva ancora di Zornitta - spiega l’uomo -. Quel giorno, per tornare a casa, decisi di andare a vedere, percorrendo la strada che passa per i Palù, molto impervia, scomoda e isolata. Non vidi nessuno ma c’era una Range Rover bianca parcheggiata in una zona molto isolata». Quell’auto aveva colpito il trevigiano, che però non aveva trascritto il numero di targa. «Se ne vedevano poche in giro di quel modello. Era tenuta molto bene: secondo me non era di un boscaiolo o di un contadino». L’idea che si è fatto è che fosse collegata a quelle misteriose esplosioni, a cui all’epoca non aveva dato troppo peso. «Per capire la quantità di nitroglicerina da usare negli attentati occorre fare delle prove e non è facile trovare posti isolati nel Pordenonese - spiega il trevigiano -. Ci sarebbero i Magredi a nord ma è zona militare sorvegliata quindi i Palù tra Francenigo e Orsago, essendo isolatissimi, andavano bene per tarare la giusta quantità di materiale esplodente. Il legno dei ceppi è una buona alternativa alla carne e non desta sospetti». Usare bombe per rompere la legna non solo è un metodo per niente ortodosso, ma secondo Paolo aveva anche poco senso. «Ditemi quale contadino o quale boscaiolo usa l’esplosivo per rompere i ceppi che tanto sarebbero rimasti sepolti dall’autostrada che si stava costruendo?». Da qui il sospetto che quelle esplosioni fossero le “prove tecniche” degli attentati. «Sono passati tanti anni e quel pioppeto tra Francenigo e Orsago è stato inghiottito dall’autostrada, ma voglio provare lo stesso a cercare il posto» dice Paolo, con l’intenzione di informare gli inquirenti e la speranza che il bombarolo venga finalmente smascherato. 



Suggestione o una valida pista? Saranno le indagini a dirlo. Intanto a Gaiarine si respira ancora un clima di sgomento misto a inquietudine per la notizia dell’operaio finito sotto inchiesta. Il nome “a sorpresa” è quello di Luigi Pilloni, 61 anni, di origini sarde ma residente a Francenigo dal 1990, anche se in paese non lo conosce quasi nessuno. Divorziato e con tre figlie, vive insieme alla nuova compagna in un casolare di via fratelli Rosselli. «Io sono pulito, non c’entro - si era difeso mercoledì, cacciando i cronisti - Mi trattate come un criminale, ma io sono pulito. Perché sono finito sotto inchiesta? Non lo so, io lavoro da quarant’anni». La notizia di Pilloni indagato ha sconvolto l’intera comunità. «Fa male sapere che un nostro concittadino è coinvolto nell’inchiesta Unabomber - ha commentato il sindaco Diego Zanchetta -. Spetta alla magistratura, nella quale ho la massima fiducia, fare tutti gli accertamenti del caso. È ora di mettere la parola fine a questa vicenda, trovando finalmente l’attentatore». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino