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Autorizzazioni, modulari, cicli produttivi. Quello dei rifiuti è un intricato mondo regolato da normative in continua evoluzione e ancorato a una caterva di documentazioni. È attraverso il Muda, il Modello unico di dichiarazione ambientale che le imprese devono presentare ogni anno per comunicare quantità e tipologia di rifiuti gestiti, che i carabinieri del Noe hanno ricostruito le tonnellate di rifiuti gestite tra il 2017 e il 2020 dalla Bioman di Maniago e dalla Snua di Aviano. Su quelle carte si fonda il sospetto, da parte della Procura di Trieste, che vi fosse un’attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti. Ed è su quelle stesse carte che si concentrerà la battaglia delle difese.
GLI IMPRENDITORI
È attraverso il Cda di Bioman, Snua e della Sesa di Este che gli imprenditori coinvolti nell’inchiesta - a cominciare dal proprietario dell’azienda di Maniago, Angelo Mandato e dal presidente del Cda Fabio Piovesan - si difendono e respingono le accuse di mala gestione dei rifiuti e del compost prodotto nell’impianto maniaghese di via Vivarina. «Le società e le persone coinvolte nell’inchiesta - scrivono in una lettera - ritengono di aver sempre operato correttamente nel rispetto della normativa di settore e delle prescrizioni autorizzative. Avremo certamente modo di dimostrare l’adeguatezza dell’operato di tutti i nostri collaboratori e di chiarire che quelle condotte che vengono contestate, probabilmente a causa di una non corretta comprensione della normativa tecnica di riferimento e delle invero complesse modalità di funzionamento dei cicli produttivi sono e sono state corrette».
I CONSULENTI
Sono già stata incaricati «esperti di prim’ordine in ambito nazionale di esaminare la vicenda sotto il profilo tecnico-giuridico al fine di fugare ogni dubbio sulla corretta gestione dei cicli produttivi delle aziende».
TUTTI COINVOLTI
Il Cda di Bioman fa notare che l’inchiesta del Noe ha coinvolto la quasi totalità di aziende che negli ultimi anni hanno trattato rifiuti in provincia di Pordenone senza che siano emerse «problematiche di danni arrecati all’ambiente, né aspetti concernenti il conseguimento di illeciti profitti». Tutto ruota - sottolineano - attorno a temi tecnico-giuridici che riguardano l’interpretazione di normative nazionali, locali, di circolari e delibere». L’avvocato Fabio Pinelli, legale di Mandato, conferma che il lavoro difensivo sarà molto approfondito e dimostrerà che le società coinvolte hanno gestito il trattamento dei rifiuti nel rispetto della normativa e delle autorizzazioni regionali e, per il Veneto, provinciali.
IL DOSSIER
Se da parte della Procura, in seguito alla notifica dell’avviso di conclusione delle indagini avvenuta a fine dicembre, sono già stati delegati interrogatori, da parte di diversi difensori sono in fase di preparazione memorie difensive tese a dimostrare che l’inchiesta non può che sfociare «in decreti di archiviazione». Anche lo studio Pinelli - come precisa il legale del Foro di Padova - sta «predisponendo un approfondito lavoro difensivo volto ad accertare, anche dal punto di vista tecnico e non solo giuridico, la piena correttezza dell’operato delle aziende, nel rispetto delle disposizioni normative, e che presto sarà sottoposto all’autorità giudiziaria». Non essendo stata ancora esercitata l’azione legale, il difensore confida di chiarire sin da subito «ogni contestazione provvisoriamente mossa». Aggiunge anche che «recenti verifiche compiute da alcuni degli enti competenti in materia, in contradditorio con le aziende, hanno confermato la piena correttezza della gestione del trattamento» dei rifiuti.
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Il Gazzettino