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PORDENONE - Un anno di intercettazioni telefoniche, 40 indagati e un fascicolo che migra per competenza a Gorizia, dove all'epoca la Polese spa di Sacile si era aggiudicata gli appalti per i dragaggi nel porto di Monfalcone. Era il 2018, anno in cui l'azienda subì un sequestro-lampo di motonavi con gru e attrezzature per 4,5 milioni, mezzi restituiti nel giro di qualche giorno dalla stessa Procura. Quello stesso fascicolo d'indagine, a distanza di quattro anni, è stato restituito alla Procura di Pordenone. Si è trasformato in un macigno di 70mila pagine e oltre 100 indagati - tra cui diversi funzionari pubblici - per le ipotesi di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d'asta e corruzione. Gli atti sono stati trasmessi a luglio, in occasione dell'esecuzione di una misura cautelare interdittiva emessa dal gip di Gorizia nei confronti dell'imprenditore sacilese Pio Polese, a cui erano stati inibiti ruoli dirigenziali all'interno della società e la contrattazione con la pubblica amministrazione. La Procura di Pordenone aveva 20 giorni di tempo per rinnovare il provvedimento, ma il tempo è scaduto segnando un nuovo e importante passaggio nell'inchiesta che ora è affidata al sostituto procuratore Maria Grazia Zaina e si sta ridimensionando. Tutto sarà rivalutato, infatti, senza tener conto del reato associativo.
L'ARCHIVIAZIONE
«Abbiamo chiesto e ottenuto dal gip Rodolfo Piccin l'archiviazione per l'ipotesi associativa - conferma il procuratore Raffaele Tito - Questo determina una problematica per quanto riguarda le competenze territoriali, che dovranno essere verificate per ogni singolo appalto». Si tratta di gare per lavori pubblici - in particolare cantieri stradali e fognature - che interessano diversi enti delle province di Pordenone e Gorizia. Gli inquirenti goriziani hanno ritenuto che la base del reato associativo fosse la sede della Polese, al contrario la Procura pordenonese non ha ravvisato la presenza di una struttura consolidata dietro agli accordi tra imprenditori per partecipare alle gare d'appalto.
IL SEQUESTRO
A chiedere le misure cautelari, esattamente un anno fa, era stato il sostituto procuratore Valentina Bossi, alla vigilia del suo trasferimento alla Procura di Ivrea.
I FUNZIONARI PUBBLICI
Il reato principale è la turbativa d'asta, a cui si aggiungono ipotesi corruttive che riguardano funzionari della pubblica amministrazione. È uno dei passaggi più delicati dell'inchiesta avviata a suo tempo dal Nucleo di polizia economico finanziaria del Comando della Guardia di finanza di Pordenone. Le intercettazioni telefoniche avrebbero consegnato agli investigatori uno scenario che coinvolge diverse amministrazioni comunali, ma sarà adesso la Procura a vagliare ogni singola posizione. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino