Rifiuti speciali, battaglia per il nuovo inceneritore a Tauriano. È il più grande d'Italia

Rifiuti speciali, battaglia per fare il nuovo inceneritore a Tauriano. È il più grande d'Italia
SPILIMBERGO - Un altro fronte ambientale sul territorio. Già, perchè la realizzazione di un nuovo impianto per bruciare i rifiuti pericolosi e speciali a Tauriano di...

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SPILIMBERGO - Un altro fronte ambientale sul territorio. Già, perchè la realizzazione di un nuovo impianto per bruciare i rifiuti pericolosi e speciali a Tauriano di Spilimbergo, tre volte più grande di quello esistente, rischia di scaldare gli animi in una zona dove già ci sono problemi ambientali con altre strutture. E non stiamo parlando di un impianto che per ora è solo una idea. No, visto che alla fine dello scorso mese la Eco Eridania, la società che vuole realizzare l'inceneritore, ha presentato tutti gli incartamenti in Regione. La palla, ora, passa all'assessorato all'Ambiente, leggi Scoccimarro, ma è evidente che una situazione del genere non può essere ignorata dall'intera maggioranza che governa il Fvg e dallo stesso presidente Massimiliano Fedriga.


LA SITUAZIONE
In attesa che gli incartamenti passino alla Conferenza dei servizi (ci vorranno alcuni mesi), diversi Comitati si sono già messi in moto e le tensioni iniziano a salire. Vediamo di capire bene come stanno le cose. Attualmente esiste già un impianto a Tauriano che brucia rifiuti speciali e pericolosi (in gran parte ospedalieri) e ha una dimensione di 25mila tonnellate. L'impianto, gestito dalla Eco Mistral che fa parte del gruppo Eco Eridania, brucia in gran parte materiali speciali che arrivano da fuori territorio. Una stima parla di circa il 90 per cento dei rifiuti che entrano da altre province e regioni. Del resto la regolamentazione per i "rifiuti speciali" non prevede vincoli per la circolazione, se non una blanda "raccomandazione". Come dire che possono arrivare anche da fuori. Il fatto è che il nuovo impianto che si vuole realizzare ha una dimensione di 70 mila tonnellate, il più grande in Italia di questo tipo. Questo significa che a Tauriano potrebbero arrivare camion di rifiuti speciali e pericolosi dall'intero Nordest e non solo. Questa è una delle preoccupazioni dei residenti e dei Comitati sempre più attivi.


LA ZONA
Non è finita. Già, perchè nella pedemontana ci sono altre industrie che per i residenti sono pericolose per l'ambiente e soprattutto per l'aria, come ad esempio il cementificio di Fanna, una acciaieria e altre imprese legate alla siderurgia. Insomma, una situazione che preoccupa. E non poco. Non a caso nel 2019, prima del Covid, quando nacquero i primi embrioni del nuovo impianto a Tauriano, in Commissione regionale venne ascoltato Lucio Bomben, già allora (come oggi) Direttore del dipartimento di prevenzione dell'Asfo. Cosa disse Bomben? Una cosa molto chiara: prima di realizzare l'impianto sarebbe decisamente meglio fare un approfondito studio epidemiologico della zona per capire come stanno le cose. In parole povere capire se quei fumi fanno male e portano malattie come tumori o altre patologie respiratorie. Lo stesso assessore Scoccimarro nella stessa Commissione regionale disse di essere d'accordo.


STUDIO EPIDEMIOLOGICO
È stato fatto lo studio epidemiologico? No! Con il Covid i Dipartimenti di prevenzione sono stati oberati di lavoro e nessuno (neppure la Regione nonostante le promesse) ha pagato le spese per la sua realizzazione. Che lo studio non esista lo ha scoperto il consigliere del Pd, Nicola Conficoni che a suo tempo ha presentato una interrogazione ed era stato tra i fautori dell'ascolto di Bomben in Commissione. Ovviamente c'è ancora tempo per richiederlo, ma come detto qualcuno deve pagarlo e il corso si aggira introno ai 25 - 30 mila euro.


VALUTAZIONE DI INCIDENZA
Non è ancora finita. Già, perche sempre Nicola Conficoni, a fronte del fatto che l'area in cui dovrà essere realizzato l'impianto è in prossimità di zone Sic (sito importanza comunitaria) e sempre poco distante gli agricoltori coltivano i campi, aveva chiesto, a fronte del rischio di contaminazioni ambientali di predisporre una valutazione di incidenza, proprio per capire se il fumo dell'impianto potrebbe contaminare campi coltivati e aree Sic. Il settore di Biodiversità della Regione - ha spiegato Conficoni - ha detto che lo studio non serve.


IL PERCORSO


Facile intuire quindi che da Legambiente ai residenti, passando per i Comitati ambientalisti ci siano scintille. C'è però da spiegare che la presentazione dell'incartamento fatta da Eco Eridania deve attraversare numerosi step e quindi sindaci dei comuni interessati, e anche la Regione, possono chiedere ulteriore documentazione. La corsa è iniziata. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino