Incendio alla Mobili Fiver, indagati i quattro operai egiziani che lavoravano sulla copertura

La Procura si affida a un consulente per l'ex mobilificio distrutto dalle fiamme

AZZANO DECIMO - Una consulenza aiuterà la Procura a far chiarezza sulle cause del rogo che lo scorso dicembre ha distrutto l'ex mobilificio di via Comugne di Sopra ad...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

AZZANO DECIMO - Una consulenza aiuterà la Procura a far chiarezza sulle cause del rogo che lo scorso dicembre ha distrutto l'ex mobilificio di via Comugne di Sopra ad Azzano Decimo, dove la Mobili Fiver di Pasiano aveva la sua sede logistica. Il sostituto procuratore Carmelo Barbaro si è affidato all'ingegner Marco Minozzi, funzionario dei vigili del fuoco del Comando di Pordenone. I suoi accertamenti saranno effettuati in contradditorio. Ed è per questo che, come atto di garanzia, sono stati indagati quattro operai egiziani della Iso K, ditta della provincia di Milano che stava lavorando sul tetto dell'edificio con cannello e bombola del gas per posare la guaina. Avranno la possibilità, attraverso il loro legale, di nominare un consulente che possa partecipare a tutte le operazioni. Dopodomani verrà conferito l'incarico. Dopodiché verrà organizzato il sopralluogo tra le macerie dello stabilimento. Nell'area c'è un problema di decontaminazione, in quanto nella copertura vi è la presenza di amianto. Consulenti e assistenti dovranno pertanto muoversi utilizando adeguati dispositivi di protezione.


LE IPOTESI
La Procura sta lavorando a un'ipotesi di concorso in delitto colposo di danno in relazione a un incendio. Gli investigatori del Nia dei Vigili del fuoco, specializzati negli accertamenti sugli inneschi del violento incendio, hanno già depositato la loro relazione. Le cause? Soltanto ipotesi, compresa quella che contempla la possibilità che del materiale incandescente sia caduto all'interno dell'edificio dal tetto, mentre gli operai stavano lavorando, e che abbia provocato l'inferno di fuoco e fumo che si è scatenato quel sabato pomeriggio. Gli operai erano riusciti a mettersi in salvo. Le fiamme, che tra i mobili che si trovavano in magazzino hanno trovato facile alimentazione, in poco tempo hanno distrutto tutto e fatto collassare la copertura di circa 10mila metri quadrati.

Azzano Decimo, il titolare del magazzino a fuoco: «Anni di lavoro andati in fumo in pochi minuti»


LA COPERTURA


Il vecchio tetto in eternit dell'ex mobilificio, adesso di proprietà della Poma Srl, era stato di fatto incapsulato tra due fogli di lamiera per impedire che le parti che si erano sbriciolate a causa della grandine del 24 luglio potessero costituire un pericolo per la salute. Questa operazione ha ridotto l'emissione di sostanze inquinanti durante e dopo il rogo. I lavori di rifacimento del tetto erano stati appaltati alla Iso2002 di San Polo di Piave, che li aveva subappaltati alla Iso K srl di Milano. Sul tetto gli operai egiziani stavano ultimando le operazioni di catramatura. L'incendio - secondo la loro testimonianza - sarebbe scoppiato in un punto distante da quello in cui stavano stendendo la guaina. Il sospetto è che durante le operazioni, a causa dell'eccessivo calore prodotto dal cannello, un pannello di lamiera possa essersi surriscaldato scatenando la devastazione.

 

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino