Incendia e distrugge le celle, poi un 22enne prende per il collo l'agente

Incendia e distrugge le celle, poi un 22enne prende per il collo l'agente
UDINE - Detenuto aggredisce un agente della polizia penitenziaria del carcere di Udine che finisce in ospedale; è successo nella serata di venerdì 6 ottobre. Il...

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UDINE - Detenuto aggredisce un agente della polizia penitenziaria del carcere di Udine che finisce in ospedale; è successo nella serata di venerdì 6 ottobre. Il detenuto è un ragazzo italiano di 22 anni ed è in cella in attesa si celebri il primo giudizio, per i reati di furto e ricettazione. 


«Dopo aver distrutto nuovamente due celle, quindi non più utilizzabili, il 22enne ha opposto resistenza al personale di polizia penitenziaria che doveva trasferirlo in una altra cella; ha minacciato e aggredito fisicamente sei agenti. Uno di loro è stato afferrato al collo e colpito al volto riportando una prognosi di sette giorni per un’importante contrattura para vertebrale, per un labbro gonfio ed escoriazioni al collo - dice Giovanni Altomare, segretario regionale per il Friuli Venezia Giulia del sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe -. A nulla sono servite le misure di sicurezza, già adottate per garantire l’incolumità del detenuto, privato di ogni oggetto che potesse usare per distruggere e dar fuoco alle celle, tra cui l’accendino».

Per ragioni di sicurezza, infatti, è stata emanata una disposizione interna che gli vieta di tenere con sé l’accendino; così, quando il ragazzo vuole fumare una sigaretta, deve essere servito dal personale di polizia penitenziaria. «Il detenuto non è nuovo a comportamenti del genere, nonostante il breve stato di detenzione. In precedenza, infatti, si è reso protagonista di numerosi eventi critici, appiccando fuochi e danneggiando le celle della sezione a regime chiuso ove è ristretto in isolamento disciplinare, anche a garanzia della sua incolumità».


«Tutto questo è inconcepibile: il Corpo di Polizia Penitenziaria non è di certo arruolato per fare da cameriere ai detenuti - dice Altomare -. La direzione del carcere di Udine deve rivedere immediatamente la disposizione. Si auspica che la sanzione disciplinare nei confronti del detenuto sia esemplare, valutando l'applicazione dell'articolo 14 bis dell'ordinamento penitenziario e che venga allontanato da Udine, magari in qualche istituto della Sardegna, dove ci sono nuovi posti detentivi. La polizia penitenziaria è stanca di subire quotidianamente minacce e aggressioni e di operare in situazioni di carenza di organico e sovraffollamento».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino