Sara, dorme poche ore e salva turisti e bimbi dei campi estivi: «Questi incendi sono l'emergenza più grave dal 2003»

Sara Bobaz
RESIA - Tre giorni dormendo solo qualche ora a notte, per poter tornare operativa alle 5 del mattino. E continuare, senza sosta, a fare tutto ciò che l'emergenza...

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RESIA - Tre giorni dormendo solo qualche ora a notte, per poter tornare operativa alle 5 del mattino. E continuare, senza sosta, a fare tutto ciò che l'emergenza richiede: riaccompagnare dai loro genitori i bambini del centro estivo, aiutare turisti e residenti a tornare a casa, montare vasconi per l'acqua, assicurare rifornimenti e logistica. Le ultime giornate di Sara Bobaz, 36 anni, non le hanno dato respiro. Non sa neanche quanti chilometri ha macinato. «Per noi è la più grave emergenza che mi sono trovata ad affrontare negli ultimi anni, almeno dal 2003», dice. Impiegata a Tolmezzo e mamma di una bambina, nei (pochi) ritagli di tempo ha «il pensiero fisso della mia famiglia: cerco di rassicurare tutti e magari di fare un passaggio a casa per una doccia veloce. Mia figlia per fortuna è abituata ad avere una mamma molto impegnata». Sul fronte emergenza incendi, è «operativa da mercoledì alle 16. Se dormo? Riposiamo alcune ore la notte. Stacchiamo alle 23-23.30, quando chiudiamo i presìdi e li riconsegniamo ai vigili del fuoco, ma poi ricominciamo alle 5». Qualche ora che possono essere tre come anche due.

Mamma e vice caposquadra

Sara, mercoledì, si è trovata anche nel doppio ruolo di mamma e vice caposquadra del gruppo di Protezione civile di Resia, quando ha riaccompagnato a casa, prima lungo un sentiero protetto e poi sui fuoristrada, un gruppo di circa 25 bambini del centro estivo del Comune. Fra loro, anche sua figlia. «Lei si è comportata benissimo, come tutti i suoi compagni, che hanno dai 4 ai 12 anni. Si trovavano a Buja per un'uscita in piscina. Siamo riusciti, grazie ad Arriva, ad avere una corriera che li portasse fino a Resiutta. Quindi, li abbiamo accompagnati lungo un sentiero di otto chilometri che costeggia il fiume. Un'oretta di cammino fino a una zona abbastanza sicura. Qualcuno si è fatto portare sulle spalle, ma sono stati tutti bravissimi. Poi li abbiamo caricati sui fuoristrada per riportarli a casa».

La scorta

Nei giorni successivi Sara si è occupata di «tutta l'organizzazione del servizio di presidio e della scorta per la strada chiusa. Bisognava accompagnare a valle i residenti che dovevano rientrare da Resiutta, ma anche i turisti perché si prospettava l'isolamento. Abbiamo lavorato mercoledì notte e giovedì il servizio di scorta in sicurezza. Chi era in condizioni di farlo, ha lasciato la macchina a Resiutta ed è tornato a piedi lungo il sentiero». La sua squadra si è occupata anche del servizio viveri e farmaci urgenti. «Abbiamo portato i medicinali in farmacia e viveri necessari agli esercenti della valle. Un collega invece giovedì ha fatto tre viaggi per rifornire di acqua Malga Coot». «Il mio telefono squilla continuamente», racconta.

Il grande caldo

Ma «il momento più difficile», oltre a quello iniziale, con la complessa organizzazione di tante variabili, «è stato giovedì - riferisce - perché sembrava che l'incendio fosse abbastanza contenuto, invece, nel tardo pomeriggio è sopraggiunto il vento e il rogo ha ripreso vigore in vari punti e si è propagato». La lotta contro il fuoco è continuata anche ieri, sempre senza sosta. «Siamo andati su verso gli stavoli stamattina. Giovedì c'era troppo fumo denso e non era in sicurezza». Oltre alla tensione, c'è il grande caldo. «È difficile lavorare con queste temperature. Oggi (ieri ndr) c'erano 36 gradi. Inoltre dobbiamo tenere i dispositivi di protezione personale addosso e questo non aiuta». La grande macchina dei soccorsi, poi, va nutrita. «Ci siamo attivati per far arrivare gli alimenti per tutti i volontari. C'è chi si occupa della distribuzione dei pasti, chi prepara la colazione e attende quelli che rientrano dal turno...». Alla fine il lavoro è corale. «Noi siamo una ventina in squadra ma abbiamo anche il supporto delle squadre antincendio boschivo del Gemonese, di Moggio, Chiusaforte, Tarvisio e Pontebba».

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Il Gazzettino