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ROVIGO - La nuova guida dell'Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) è il rodigino Roberto Ragazzoni, 57 anni, professore ordinario al Dipartimento di Fisica e Astronomia dell'Università di Padova dal 2020 e già direttore dell'Inaf di Padova dal 2018 al 2023. Ragazzoni è un nome noto nell'astrofisica a livello mondiale e ha lavorato dietro le quinte dei più grandi telescopi basati a terra, come il Telescopio nazionale Galileo (per il quale ha progettato il sistema di ottica adattiva) e dei telescopi spaziali Cheops e Plato, entrambi dell'Agenzia spaziale europea. Ha inventato un sensore in grado di correggere dalle turbolenze atmosferiche la luce in ingresso nel telescopio, in modo da ottenere una migliore qualità delle immagini ed è sempre sua l'idea di sfruttare un difetto degli specchi di forma sferica, che da sempre gli astronomi hanno tentato di correggere, per potenziare il campo di vista del telescopio FlyEye. Ad annunciargli la nomina al timone dell'Inaf è stata la ministra dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini con una telefonata. «Questa nomina - ha detto Ragazzoni - significa orgoglio e responsabilità. Vorrei provare a spingere le donne e gli uomini dell'Inaf a osare ancora di più di quanto non stiano già facendo». Quando lo raggiungiamo al telefono è appena atterrato con il suo piccolo aereo (è anche pilota) e si scusa per la voce arrochita. «Ma è da ieri che rispondo a telefonate che arrivano da ogni parte del mondo per congratularsi», dice. Le hanno fatto festa all'Università? «Mi hanno fatto trovare un poster gigante all'entrata della Specola (la sede dell'Osservatorio astronomico di Padova, una delle più importanti strutture di ricerca dell'Inaf, ndr), zeppo di auguri e congratulazioni per la nomina». È il secondo veneto chiamato al vertice dell'Inaf dopo il trevigiano Piero Benvenuti. «Ma non dimentico che sono "nato" con il gruppo Astrofili polesano - dice -. Semplificando, posso dire che per me è solo cambiata "la scala" dei giocattoli».
Verso l'infinito e oltre
"Giocattoli" che rappresentano la punta di diamante della tecnologia mondiale. Viene da chiedergli se e come guarda i film di fantascienza. «Li guardo, ma senza stupirmi troppo, la realtà è anche più fantasiosa di ciò che il cinema rappresenta». È in partenza per gli Stati Uniti, per i vent'anni del telescopio in Arizona, poi sarà a Bologna poi di nuovo a Padova dove si lavora a un prototipo. «Dietro ogni progetto o missioni ci sono anni di lavoro e anche di fallimenti, che sono altrettanto importanti per la ricerca - spiega -. L'importante è fare sempre errori "nuovi".
Il Gazzettino