BELLUNO - Sono tanti e guadagnano una miseria. Boom di veterinari in provincia: gli iscritti all'Ordine, oggi, sono 95. Un numero spropositato, secondo il segretario Sivelp,...
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I NUMERI
Sono circa 33mila i medici veterinari ufficialmente iscritti agli Ordini, a inizio 2018. A questi vanno sommati numeri non trascurabili di laureati in veterinaria che non si iscrivono all'Ordine: dipendenti di aziende mangimistiche, farmaceutiche, di ricerca, alimentari, consulenti Gdo, addetti a certificazioni di vario genere, gestori di società pseudo-scientifiche e altro. «In definitiva arriviamo al doppio dei veterinari della Francia spiega Troi -, che però ha una popolazione di pochi milioni di abitanti in più e soprattutto numeri maggiori di animali da compagnia e un patrimonio zootecnico di bovini 4 volte maggiore, oltre che più avicoli, ovini e suini. In Italia abbiamo anche una serie di nuove figure, con lauree simili, a bassissime prospettive di occupazione reale nel nostro mercato del lavoro. Il problema? Ci sono troppe facoltà, ben 13 e a queste si aggiungono corsi che, appunto, non forniscono la laurea ma offrono la professionalità di infermiere veterinario».
GLI SBOCCHI
Sono specchietti per le allodole, in assenza di elevati redditi e con la gran parte degli studi di piccole dimensioni è infatti impensabile per un veterinario assumere anche un infermiere. Questa mancanza di sbocchi dà vita a precariato e anche ad abuso della professione. La soluzione non è facile da individuare. «Quando io frequentavo l'università la scrematura era pesante, non tutti arrivavano alla laurea conclude il professionista, preoccupato per il futuro della sua categoria -. Tra l'altro è una facoltà costosissima, ogni singolo laureato che completa il percorso nel tempo medio di 7 anni costa allo Stato ben 420mila euro».
A. Tr. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino