«Siamo ben 95 veterinari in provincia, troppi. E si guadagna una miseria»

«Siamo ben 95 veterinari in provincia, troppi. E si guadagna una miseria»
BELLUNO - Sono tanti e guadagnano una miseria. Boom di veterinari in provincia: gli iscritti all'Ordine, oggi, sono 95. Un numero spropositato, secondo il segretario Sivelp,...

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BELLUNO - Sono tanti e guadagnano una miseria. Boom di veterinari in provincia: gli iscritti all'Ordine, oggi, sono 95. Un numero spropositato, secondo il segretario Sivelp, Sindacato Italiano dei Veterinari Liberi Professionisti, Angelo Troi. «Il reddito medio in questo modo spiega diventa bassissimo. In Italia sono 10 mila i veterinari a reddito zero». La sua attività professionale è iniziata proprio nel Bellunese, a Colle Santa Lucia. Allora erano altri tempi. «Ero l'unico libero professionista tra Belluno e Brunico racconta -, adesso ce n'è uno ad ogni angolo». La situazione locale getta nello sconforto tanti neolaureati alle prese con la ricerca di un lavoro e con l'impossibilità di aprire un proprio ambulatorio, ma di fatto rispecchia un'emergenza diffusa in tutta Italia.

I NUMERI
Sono circa 33mila i medici veterinari ufficialmente iscritti agli Ordini, a inizio 2018. A questi vanno sommati numeri non trascurabili di laureati in veterinaria che non si iscrivono all'Ordine: dipendenti di aziende mangimistiche, farmaceutiche, di ricerca, alimentari, consulenti Gdo, addetti a certificazioni di vario genere, gestori di società pseudo-scientifiche e altro. «In definitiva arriviamo al doppio dei veterinari della Francia spiega Troi -, che però ha una popolazione di pochi milioni di abitanti in più e soprattutto numeri maggiori di animali da compagnia e un patrimonio zootecnico di bovini 4 volte maggiore, oltre che più avicoli, ovini e suini. In Italia abbiamo anche una serie di nuove figure, con lauree simili, a bassissime prospettive di occupazione reale nel nostro mercato del lavoro. Il problema? Ci sono troppe facoltà, ben 13 e a queste si aggiungono corsi che, appunto, non forniscono la laurea ma offrono la professionalità di infermiere veterinario».
GLI SBOCCHI

Sono specchietti per le allodole, in assenza di elevati redditi e con la gran parte degli studi di piccole dimensioni è infatti impensabile per un veterinario assumere anche un infermiere. Questa mancanza di sbocchi dà vita a precariato e anche ad abuso della professione. La soluzione non è facile da individuare. «Quando io frequentavo l'università la scrematura era pesante, non tutti arrivavano alla laurea conclude il professionista, preoccupato per il futuro della sua categoria -. Tra l'altro è una facoltà costosissima, ogni singolo laureato che completa il percorso nel tempo medio di 7 anni costa allo Stato ben 420mila euro».
A. Tr. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino