TREVISO Un segreto lungo 40 anni e finalmente svelato: il padre presunto non è il presunto genitore biologico perché il papà, di fatto, è un uomo con...
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LA STORIA D'AMORE
Tutto inizia nel 1974, anno in cui A.B., la donna protagonista della vicenda, viene alla luce. Ufficialmente è figlia di M.P.C. e G.B., convolati a giuste nozze nel 1967. Ma quello è anche il periodo in cui i due avevano attraversato un periodo di crisi, iniziato dopo la nascita della primogenita e sorella di A.B. Crisi profonda e irrimediabile durante la quale la signora trova conforto tra le braccia di lui, vecchia fiamma dei tempi liceali. Due anni di amore e passione confermati da numerosi testimoni, secondo i quali l'uomo frequentava l'abitazione della donna andando a prenderla a casa con la sua autovettura azzurra molto particolare. E di quell'amore pare fosse a conoscenza persino la famiglia di lei. Ma gli anni passano, i due come succede spesso a quell'età si lasciano e ciascuno trova un partner con cui si sposa. Il matrimonio di lui dura però solo pochi mesi: è il 1972 quando intenta alle moglie una causa davanti la Tribunale della Sacra Rota, che annulla l'atto nel 1978. «Non mi conosci? Sono l'amico intimo di tua cugina» è la rivelazione che il giovane rampollo di buona e soprattutto ricca famiglia fa alla cugina di M.C.P.. Il periodo è il 1973 e i due si sono rivisti nelle calde notti estive in quello che, allora, era il parterre della Treviso bene, cioè l'ippodromo di S. Artemio. E A.B. è già stata concepita. «Sapevo che in allora mia cugina non aveva rapporti intimi con il marito - racconta la cugina - dal quale si stava separando. Lui non mi ha espressamente detto di essere il padre del bambino che mia cugina portava in grembo, ma che a fronte di ciò poteva ritenersi sottointeso». In tutto ciò il marito, presunto padre fino alla sconvolgente rivelazione, pare avesse mangiato la foglia, tanto da aver avuto dei gesti violenti nei confronti della piccola quando era ancora in culla.
IL VELO SCOPERTO
È il 2010 quando la nostra protagonista, che lavora come maestra, conosce la verità. Dopo un iniziale stato confusionale A.B. viene rosa dalla necessità di scoprire la propria vera identità e nel giugno 2011 richiede a quello che aveva sempre chiamato papà la disponibilità ad eseguire un test del DNA. Il risultato è inequivocabile: non è il suo padre biologico. Il vero padre invece, che ha trascorso gran parte della sua vita senza voler sapere nulla della figlia, immotivatamente non ha voluto non solo sottoporsi al prelievo del campione biologico, ma non ha neppure acconsentito all'acquisizione della documentazione da reperire a tal fine presso Enti pubblici e privati. Tutto ciò, unito dalle numerose testimonianza acquisite in causa, porta alla pronuncia giudiziale di paternità. Il giudice ha inoltre ordinato all'Ufficiale dello Stato Civile di procedere all'annotazione, autorizzando A.B. ad aggiungere il cognome del padre al proprio. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino