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VENEZIA - Scivolò in un crepaccio durante un’escursione in montagna: dovrà essere risarcito dalla guida alpina che lo accompagnava, il quale decise di non legare in cordata tutti gli appartenenti al gruppo di cui faceva parte. Un noto imprenditore del Lido ha visto riconoscere le sue ragioni a conclusione di una causa civile avviata di fronte al Tribunale di Lecco che ha condannato la guida alpina a versargli quasi 60 mila euro, oltre alle spese legali, accogliendo le richieste dei suoi legali, gli avvocati Augusto Palese e Paolo Vianello.
L'incidente
L’incidente si verificò nel marzo del 2016, durante un’escursione scialpinistica sul monte Cevedale, coordinata da una guida alpina del luogo, alla quale l’imprenditore lidense prese parte in una comitiva composta da 12 persone.
Il salvataggio
Le operazioni di recupero furono piuttosto complesse e difficoltose, tanto che la guida alpina fu costretta a chiamare l’elisoccorso di Sondrio il quale arrivò sul posto portando uno speciale tipo di cavalletto e un trapano a batteria per liberare l’escursionista, quindi trasportato in ospedale. All’esito del lungo e doloroso iter clinico, la perizia medico legale eseguita dal dottor Gianni Barbuti gli ha riconosciuto una invalidità permanente del 18 per cento oltre ad un periodo di inabilità temporanea lavorativa assoluta di 4.
Il Tribunale di Lecco ha accertato la responsabilità della guida nell’incidente, addebitandogli di aver preso la decisione di non procedere in cordata, pur trovandosi in un punto in cui il pericolo di crepacci era assai maggiore rispetto al rischio di valanghe. La sentenza è appellabile, ma provvisoriamente esecutiva: dunque la guida alpina dovrà pagare le somme liquidate dal tribunale ion appesa dell’eventuale decisione di appello. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino