Finisce sul lastrico: «Firme false, ​quella banca mi ha rovinato la vita»

Finisce sul lastrico: «Firme false, quella banca mi ha rovinato la vita»
VILLORBA - «Quella banca ha distrutto la mia vita, sono stato ad un passo dall' uccidermi». Firme false apposte su delle distinte di bonifici di pagamento per...

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VILLORBA - «Quella banca ha distrutto la mia vita, sono stato ad un passo dall' uccidermi». Firme false apposte su delle distinte di bonifici di pagamento per importi che gli avrebbero svuotato il conto corrente, travolgendogli l’esistenza tanto da perdere la casa, essere costretto a chiedere aiuto alla Caritas per mangiare e arrivare a pochi passi dalla decisione di togliersi la vita.


Così un istituto di credito cooperativo trevigiano avrebbe “raso al suolo” la vita di Fabio Trombini, un 53enne ingegnere gestionale residente a Villorba, che in un esposto alla Banca d’Italia rivolge alla banca l’accusa gravissima di avergli falsificato le firme per disposizioni di pagamento.

La storia raccontata da Trombini è quella di un uomo d’affari impegnato, a cavallo tra il 2015 e il 2016, a chiudere una serie di affari con un partner di Abu Dhabi. «Si trattava – spiega - della realizzazione di un progetto sulle eccellenze del made in Italy denominato “Little Italy Center”, una vetrina nel cuore del mondo arabo per promuovere lo stile e la qualità italiani». Attraverso una società denominata Business Management Group, di cui Trombini è titolare insieme ad una socia, gli interessi economici sarebbero spaziati dalla vendita di immobili storici a Venezia, sempre a ricchi cittadini degli Emirati, all’intermediazione per la cessione di un complesso alberghiero sulle sponde del lago Balaton, in Ungheria. Milioni e milioni di euro di potenziale fatturato andati in fumo, è la versione del 53enne, «per effetto di 27 mila euro di bonifici in uscita dal mio conto personale per i quali io non ho mai apposto la firma. Le contabili vere, per un valore molto inferiore, le hanno distrutte».


Sulla vicenda nell’ottobre del 2016 l’autorità di arbitrato bancaria e finanziaria ha assegnato un primo round a Trombini che si è visto restituire 16 mila euro. Ora però serve dimostrare quelle accuse gravissime, e per farlo ci vorrà una perizia che stabilisca se quelle firme contestate siano o meno le sue. Perché si arrivi all’esame calligrafico ci vorrà un provvedimento del giudice e per averlo Trombini, che nel frattempo è in cura per un cancro alla vescica, dovrà passare dalle parole ai fatti e portare la banca in Tribunale» Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino