Perseguitata dal collega respinto: tempestata di messaggi e mail

Perseguitata dal collega respinto: tempestata di messaggi e mail
Si conoscevano da una decina d'anni. Avevano avuto diverse frequentazioni, insieme ad altri colleghi dell'azienda per cui lavoravano. Ma a un certo punto lui aveva...

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Si conoscevano da una decina d'anni. Avevano avuto diverse frequentazioni, insieme ad altri colleghi dell'azienda per cui lavoravano. Ma a un certo punto lui aveva sperato che la loro conoscenza potesse trasformarsi in qualcosa di più. E aveva cominciato a corteggiarla.


Con messaggi, telefonate e e-mail per riuscire ad avere un appuntamento galante. Ma lei non la pensava allo stesso modo. Un impiegato, 49 anni di Varmo, è stato rinviato ieri a giudizio dal gup del tribunale di Udine Matteo Carlisi con l'accusa di stalking nei confronti della collega, una friulana di 52 anni. La vicenda risale al 2012 quando sarebbero cominciate le molestie alla collega, dipendente della stessa ditta, in servizio in un ufficio diverso dal suo, alla prima periferia di Udine. Secondo l'accusa sostenuta dal pm Annunziata Puglia, sulla base delle indagini condotte dalla Polizia di Udine, l'uomo avrebbe insistito con cadenza quasi quotidiana per avere un appuntamento con lei. Le avrebbe recapitato anche delle lettere a casa. In un'occasione le avrebbe anche fatto trovare una rosa nella buca delle lettere. Finendo però per ottenere l'effetto opposto, creando alla collega uno stato di ansia, frustrazione e preoccupazione sia sul luogo di lavoro sia a casa.


La situazione, secondo l'accusa, sarebbe proseguita fino al 1 marzo del 2013 quando poi l'impiegato venne licenziato dal posto di lavoro. Era stato anche il datore a denunciarlo dopo aver scoperto la manomissione di un pc aziendale in cui avrebbe installato uno swiffer con cui si ipotizzava potesse controllare a distanza l'accensione e lo spegnimento del computer della collega. «In realtà - spiega il suo avvocato Luca Beorchia - è stato dimostrato come il programma installato sul pc serviva solo a capire se qualcuno entrava nel suo di computer e non per spiare la collega. Si è trattato solo di un tentativo di corteggiamento, non voleva esserci alcuno stalking. Sperava in un rapporto più affettuoso tra di loro. Ora confidiamo di trovare un componimento bonario della vicenda», con la parte civile costituita con l'avvocato Giuseppe Salvatorelli. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino