Permessi di soggiorno per motivi di lavoro in cambio di denaro: avvocato e un consulente sospesi dal lavoro

Cinque indagati tra Padova e Rovigo per associazione a delinquere, indagini su altri 78. La cupola era composta da uomini residenti a Padova, Monselice, Porto Viro e Fiesso Umbertiano

PADOVA - Si facevano pagare per dare permessi di soggiorno per motivi di lavoro: ma il lavoro non c'era. Era tutta una finzione ben orchestrata. Gli investigatori della...

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PADOVA - Si facevano pagare per dare permessi di soggiorno per motivi di lavoro: ma il lavoro non c'era. Era tutta una finzione ben orchestrata. Gli investigatori della Squadra Mobile della questura di Padova hanno eseguito una serie di perquisizioni domiciliari e misure cautelari ed interdittive personali disposte dal Giudice per le Indagini Preliminari su richiesta della Procura della Repubblica di Padova nei confronti di 5 indagati (fra cui due professionisti) residenti nelle province di Padova e Rovigo, gravemente indiziati di aver preso parte ad un’associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’operazione scaturisce da un’indagine che ha portato all’iscrizione di altri 78 soggetti sul registro degli indagati, 77 dei quali di origine straniera, a vantaggio dei quali sono state presentate, in cambio di denaro, numerose richieste di rilascio di permessi di soggiorno per motivi di lavoro (in quota decreto flussi 2020) sulla base di false assunzioni in diverse aziende fittizie con sedi ed unità locali nelle province di Venezia, Rovigo e Ferrara. L’associazione criminale ha agito in Padova, Rovigo, Venezia, Vicenza, Treviso, Ferrara, Parma, Ravenna e Rimini (dal 2020 ad oggi).

L'operazione: i nomi

I cinque indagati veneti a cui sono state notificate le misure cautelari personali risiedono a Padova, Monselice, Porto Viro e Fiesso Umbertiano. Tra loro ci sono due professionisti (un consulente del lavoro e un avvocato laureato in Spagna). Sono stati arrestati e portati in carcere Gianluca Coccia, 50enne di Porto Viro, e Michele Novello, 58enne di Monselice: erano i promotori e organizzatori. Agli arresti domiciliari Mirko Borini 48enne di Fiesso Umbertiano che aveva un ruolo prettamente esecutivo. Sospesi il consulente Pier Paolo Cavestro di Porto Viro e l'abogado Giorgio Ronzani di Padova.
I reati ipotizzati sono associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e falso materiale e ideologico: ipotesi queste ultme di cui il sodalizio è chiamato a rispondere anche un 67enne di Poggio Renatico (Ferrara) e 77 stranieri, tutti indagati a piede libero.

Le indagini, per le quali sono state utilizzate anche intercettazioni telefoniche, hanno riscontrato che l'associazione dietro pagamento in denaro (intorno ai 2 mila euro a pratica) ha realizzato atti e documenti falsi (contratti di assunzione, buste paga, eccetera) emessi tramite società fittizie di cui sono risultati titolari, in tre periodi diversi, tre dei 5 indagati destinatari delle misure cautelari.

Gli indagati

Borini come datore di lavoro falso andava con l'abogado negli uffici pubblici a caccia di stranieri da "regolarizzare". «Pensa quanti negroni devo vedere io tutti i giorni e tutte le sere - si sente dalle intercettazioni - è andata dentro la sanatoria (...) io li devo andare a beccare la sera sti negroni di m****». Il consulente del lavoro è un 57enne di Porto Viro mentre l'abocado è un padovano di 48 anni, iscritto nella Sezione speciale avvocati dell'Ordine di VicenzaPer entrambi è stato disposto il divieto di esercitare la professione per 6 mesi. Il primo, come consulente del lavoro, ha messo a disposizione le proprie credenziali di accesso alle banche dati dei vari enti pubblici, elaborando i documenti e le attestazioni necessarie (i falsi contratti di assunzione, i cedolini stipendiali, lettere di licenziamento), registrandoli presso il Centro per l'impiego territoriale, contribuendo a simulare i rapporti di lavoro di fatto inesistenti tra i numerosi stranieri irregolari e le società oggetto di indagine. L’abocado, delegato dai titolari delle ditte complici per la gestione delle pratiche pendenti presso gli Sportelli Unici per l'Immigrazione delle Prefetture, ha a sua volta concorso nella formazione della serie di atti e documenti falsi. Quest’ultimo, assieme al 58enne di Monselice (figura apicale del sodalizio), era già stato coinvolto nel 2020 in un’altra indagine della Procura della Repubblica e della Squadra mobile di Padova, sempre per gli stessi reati. Ciò ha indotto gli stessi indagati ad indirizzare le “richieste” di emersione e regolarizzazione verso le Questure e Prefetture di più province, allo scopo di eludere le più che probabili verifiche da parte dei pubblici ufficiali della Questura di Padova.

L'indagine ha preso avvio sul finire del 2020 a seguito degli accertamenti effettuati dalla Questura di Padova per verificare i rapporti lavorativi dichiarati e documentati da alcuni soggetti di nazionalità nigeriana in sede di richiesta di rinnovo e conversione del titolo di soggiorno per motivi di lavoro, essendo emersi dubbi circa l'effettività dei rapporti dichiarati. In occasione delle prime visite ispettive operate in collaborazione con gli Ispettorati Territoriali del Lavoro di Venezia, Rovigo e Ferrara presso le società individuate (aventi sedi ed unità locali nelle località di Adria, Porto Tolle, Lendinara, e Fiesso Umbertiano - tutte in prov. Rovigo -, Quarto D'Altino (VE) e Codigoro (FE), è stata riscontrata la totale assenza di locali e dipendenti. Nessuna delle attività dichiarate (commercio all'ingrosso di carne fresca, congelata e surgelata, acquacoltura in acqua di mare, salmastra o lagunare, trattamento e rivestimento dei metalli e commercio all'ingrosso di materiali da costruzione) è risultata essere realmente svolta, ciò a fronte di 86 assunzioni operate nel 2020 ed ulteriori 88 nel 2021 (in virtù sia del decreto flussi che delle procedure di emersione).

Le dichiarazioni

Ad aver contribuito alle indagini sono state pure le dichiarazioni testimoniali rese da alcuni cittadini irregolari. Costoro hanno confermato come fosse effettivamente Novello a fungere da "collettore" con gli stranieri da "regolarizzare", a tenere personalmente i contatti telefonici con essi, fissando, volta per volta, d'intesa con Coccia, data, ora e luogo d'incontro per la consegna della documentazione lavorativa e per il ritiro del denaro. Stranieri che anziché raggiungere ed essere impiegati presso le sedi delle aziende indicate nei contratti di lavoro (ricadenti principalmente nella provincia di Rovigo) risultavano recarsi pressoché quotidianamente in aree vicino alla stazione ferroviaria di Venezia-Mestre, adiacenti a corso del Popolo e Piazza del Mercato, zone notoriamente interessate anche dal fenomeno dello spaccio di stupefacenti ad opera di soggetti stranieri. Tale modus operandi è stato rilevato ancora di recente, sino ai primi giorni del mese di marzo, essendo stati documentati dagli investigatori ulteriori scambi di danaro e documentazione tra la coppia di indagati ed alcuni stranieri. 

 

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Il Gazzettino