Immigrati: per i nordestini non sono né risorsa, né minaccia per il lavoro

Immigrati: per i nordestini non sono né risorsa, né minaccia per il lavoro
L’Osservatorio sul Nordest, curato da Demos per Il Gazzettino, indaga oggi intorno al tema degli stranieri. Il 32% degli intervistati ritiene che gli immigrati costituiscano...

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L’Osservatorio sul Nordest, curato da Demos per Il Gazzettino, indaga oggi intorno al tema degli stranieri. Il 32% degli intervistati ritiene che gli immigrati costituiscano una minaccia per l’occupazione e una quota sostanzialmente analoga (31%) li giudica invece una risorsa per la nostra economia. Considerando congiuntamente i due quesiti, emerge come le visioni ottimiste e pessimiste siano del tutto equivalenti (rispettivamente: 28 e 29%), mentre la maggioranza relativa (44%) esprime sentimenti contrastanti.

L’immigrazione è uno tra i temi maggiormente dibattuti nei Paesi Occidentali: basta pensare al ruolo che questo argomento ha avuto nella recente campagna elettorale statunitense che ha portato all’elezione di Donald Trump. Anche l’Europa, però, non è immune dalla tentazione dei nuovi muri: la recente chiusura delle frontiere in Macedonia e in Ungheria non possono non creare quantomeno disagio in un’area che ha fatto della libera circolazione di persone e beni uno dei motivi principali della propria esistenza. Le regioni del Nordest non fanno eccezione: anche qui la questione è tutt’altro che metabolizzata dall’opinione pubblica.
Il 32% dei nordestini considera gli immigranti una minaccia per l’occupazione. Guardando alla serie storica, possiamo vedere come il valore sia sostanzialmente in linea con quanto rilevato lo scorso anno, mentre rispetto al 2013 e 2014 il trend mostra una crescita (6-7 punti percentuali). Dall’altra parte, il 31% degli intervistati giudica la presenza di stranieri una risorsa per l’economia. In questo caso, l’evoluzione nel tempo appare diversa. Nel 1999 era il 24% a sostenere il valore degli immigrati per lo sviluppo. Tra il 2011 e il 2014, il valore quasi raddoppia e si colloca intorno al 42-45%. Nel 2015, invece, assistiamo ad una prima diminuzione (37%) ulteriormente accentuata con il valore registrato oggi.
Se consideriamo congiuntamente le due opinioni, possiamo ottenere una tipologia di orientamenti che può meglio descrivere la complessità delle posizioni. Il 29% dei nordestini ha oggi un atteggiamento pessimista rispetto alla presenza di immigrati, il 28%, invece, mostra sentimenti positivi, ma nella maggioranza relativa (44%) sono rintracciabili giudizi contrastanti. Guardando alle rilevazioni precedenti, emerge come siano in crescita i settori di popolazione in cui persistono sentimenti negativi o ambigui, mentre pare assottigliarsi la quota di popolazione che esprime una visione più positiva.
Come si caratterizzano dal punto di vista sociale queste posizioni? L’orientamento negativo è più presente tra gli adulti e gli anziani, tra le persone in possesso di un titolo di studio basso o medio, tra le casalinghe e i pensionati. La visione ottimista, invece, sembra crescere tra i giovani con meno di 25 anni, tra chi possiede una laurea e quanti non frequentano i riti religiosi. Professionalmente, invece, la quota di ottimisti tende ad aumentare tra impiegati, imprenditori, liberi professionisti e studenti. I dubbi maggiori, invece, albergano tra persone di età centrale (45-54 anni), tra quanti frequentano assiduamente la Messa, tra liberi professionisti e disoccupati.

Politicamente, infine, osserviamo come l’ottimismo sia presente soprattutto tra i sostenitori del Pd (51%). La visione più ambigua, invece, è maggioritaria (54%) tra gli elettori di Forza Italia. Più divisi tra pessimisti (47%) e ambigui (46%) appaiono i sostenitori della Lega Nord, mentre chi voterebbe per i partiti minori si polarizza tra pessimismo (38%) e ottimismo (33%). Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino