BELLUNO - Condannato a un anno e 6 mesi per lo stalking alla stazione: Denis Grando minaccia di tagliarsi la gola. Attimi di tensione ieri pomeriggio in aula in Tribunale a...
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Al termine del processo, quando Grando ha capito che doveva tornare in carcere ha iniziato a urlare frasi sconnesse in aula. «Perché devo restare dentro? - ha chiesto al giudice - mi sono già fatto 9 mesi. Non posso uscire perché io no ho una casa. Io stasera vado in carcere e mi taglio la gola, tanto sono la feccia della società. Non sono un criminale. Lascerò un biglietto in cui scriverò: «Grazie popolo italiano». L'imputato si è anche alzato, nei momenti di concitazione e è stato trattenuto dalle 4 guardie penitenziarie che c'erano in aula. Il giudice Elisabetta Scolozzi ha spiegato all'imputato che è pronto a scarcerarlo appena l'avvocato troverà una struttura idonea non in Feltre. Ha anche sottolineato «la polizia penitenziaria riporterà a chi di dovere quanto accaduto per l'idonea sorveglianza in carcere».
La sentenza è arrivata dopo gli ultimi testi del processo per i fatti avvenuti tra giugno e ottobre 2016, periodo in cui Grando avrebbe perseguitato i lavoratori del bar e i viaggiatori. Secondo quanto ricostruito dalla Procura li avrebbe molestati, pressoché quotidianamente, urlando frasi sconnesse, «dando in escandescenze, spesso a torso nudo e con la bava alla bocca, gesticolando, mostrando i pugni, bestemmiando ed imprecando». «È socialmente pericoloso attualmente», ha detto il perito, dottor Candeago che ha confermato la «scemata capacità di intendere e volere per la cronica intossicazione da oppioidi». Il pm Sandra Rossi aveva chiesto la condanna a un anno e 10 mesi. La parte civile costituita con l'avvocato Luciano Perco (i coniugi titolari del Buffet) aveva chiesto il risarcimento simbolico del danno. Una richiesta accolta dal giudice Scolozzi che ha condannato Grando a risarcire 4mila euro di danni e a rifondere le spese di parte civile 2650 euro, più le spese processuali e di custodia cautelare. Nella sentenza sono state escluse le aggravanti e riconosciuto il vizio parziale di mente. «Non è cessata l'esigenza cautelare per la pericolosità sociale», ha detto il giudice nell'ordinanza in cui ha confermato la custodia in carcere. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino