Caso Battisti, Sabbadin al sindaco brasiliano: «Ci aiuti ad avere giustizia»

VENEZIA Dall'altra parte del mondo decidono di sospendere ancora una volta l'estradizione di Cesare Battisti. Da questa parte, il sindaco di San Paolo del Brasile in...

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VENEZIA Dall'altra parte del mondo decidono di sospendere ancora una volta l'estradizione di Cesare Battisti. Da questa parte, il sindaco di San Paolo del Brasile in visita in Italia che dichiara che «l'estradizione deve essere fatta. Cesare Battisti è un criminale, con quattro condanne qui in Italia. Non posso sentire che il Brasile mantenga un criminale». E incontra e abbraccia il figlio di una delle vittime dell'ex terrorista dei Pac, i Proletari Armati per il Comunismo: quell'Adriano Sabbadin che a 17 anni, il 16 febbraio 1979, vide uccidere suo padre Lino nella macelleria di Santa Maria di Sala, in provincia di Venezia.


Dopo la revoca dello status di rifugiato, ieri a Brasilia un membro del Supremo Tribunale Federale ha concesso a Battisti una misura cautelare che blocca la possibilità di estradarlo fino al 24 ottobre. Ieri a Venezia lo staff del sindaco Luigi Brugnaro, coordinato dal capo di gabinetto Morris Ceron, è riuscito ad organizzare nel pomeriggio l'incontro con Sabbadin all'aeroporto Marco Polo, prima del ritorno di João Doria in Sudamerica.

 
Non è stato un incontro formale. Doria non ha solo stretto la mano a Sabbadin, precipitatosi da Santa Maria di Sala dove era come sempre al lavoro in macelleria, ma lo ha abbracciato rivolgendo anche un saluto «dal Brasile buono» all'anziana madre, vedova di Lino. «Ha 83 anni e - racconta Adriano al sindaco - in questi giorni è distrutta per l'ennesimo tira e molla sull'estradizione. Noi non coviamo odio, solo desiderio di giustizia». «Ho visto quelle immagini. Disgustose. Siamo solidali con voi - risponde João Doria -. Battisti è un criminale». E attacca l'ex presidente Lula che gli concesse il diritto d'asilo e il visto permanente. «Faccio il macellaio, come lo era mio padre - riprende Sabbadin -. Ho ancora davanti agli occhi il grembiule di mia madre con il suo sangue, mentre lo teneva fra le braccia. Neanche una bestia è stata uccisa come mio papà».


Poi Sabbadin, commosso, trova la forza di chiedere al sindaco di San Paolo di telefonare anche a Maurizio Campagna, fratello dell'agente della Digos Andrea Campagna trucidato dai Pac per il quale Cesare Battisti è stato condannato ad un altro ergastolo in contumacia. Adriano prende il telefono e lo chiama, segno che tra i parenti delle vittime di Battisti&soci c'è un filo che non si spezza. João Doria si fa passare il cellulare, e parla a lungo anche con Maurizio Campagna: «Per Battisti deve esserci l'autorizzazione della giustizia brasiliana, e qui in Italia deve pagare per i crimini che ha fatto. Appena rimetterò piede in Brasile dichiarerò immediatamente che questo criminale deve essere estradato per farlo tornare in Italia». Siamo all'aeroporto. L'aereo sta per partire. Sabbadin è emozionato. Il major di San Paolo lo abbraccia ancora e lo rincuora: «Credo che siamo verso la fine di questa triste vicenda. Fatevi forza».

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Il Gazzettino