«Ho ricevuto in eredità solo delle storie. Così cerco di raccontarle, come quella di avere avuto una nonna (“Lili’oukalani”) ultima regina...
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Della voglia d’avventura e dei respiri pieni di fascino di un mondo ancora in parte selvaggio è pieno il volume, che si apre con la storia dell’ultima regina della Hawaii e dei suoi parenti friul-goriziani scritta da de Dominis con Paola Predolin, altra discendente italiana del casato che ha incontrato casualmente proprio alle Hawaii. Il libro si titola “Storie straordinarie di italiani nel Pacifico” - curato da due storici, Marco Cuzzi e Guido Carlo Pigliasco, (Odoya, 20 euro, 305 pagg) - e raccoglie una dozzina di strepitose vicende di vita che sono modernissime, ma anche ancestrali fiabe. Come quelle della “deportazione” di “Veneti e friulani nella nuova Irlanda” raccontata da Alessandro Marzo Magno: venivano da Francenigo, Codogné, Orsago, Sacile, si chiamavano Gava, Tomè, Nardi. Cascano – colpa la miseria degli anni Ottanta dell’800 - nella trappola di un reclutatore, un avventuriero francese (quel bretone marchese di Rays che Stanislao Nievo ha raccontato nelle “Isole del Paradiso”) che promette terre felici e fertili e che invece farà arrivare gli sventurati della pedemontana, dopo una tragica odissea, in territori deserti e dall’aria malata. Finirà con un ultimo viaggio, in Australia, dove fonderanno una “Cea Venessia”, piccola Venezia. Qui però non ci sono “eredi” che raccontano - come nelle altre storie del libro – in diretta o quasi dei loro antenati. L’ultimo sopravvissuto del Nordest in quell’angolo d’Australia, si chiamava Giacomo Piccoli, ed è morto nel 1955 a 89 anni.
«Di fronte allo studioso croato e al diario della nonna-regina che lui aveva pubblicato – continua Elisabetta de Dominis – comincia la seconda parte della favola. Ero stata tante volte negli Usa, mai alle Hawaii. Volevo vedere quel palazzo Washington costruito da John e nel quale la mia antenata (col nome di Lydia Dominis) era vissuta prima che, con un atto chissà quanto chiaro, gli Usa comprassero le isole Hawaii deponendo, nel 1893, l’unica monarchia costituzionale del Pacifico».
A Elisabetta tocca anche il compito di spiegare che quell’avo partito dal Friuli, John Dominis, era un carbonaro, approdato nel 1817 a Boston, poi finito capitano di nave, cittadino americano, a commerciare pelli nell’Oregon; e che invece era stato il figlio, John Owen, arrivato col padre nelle Hawaii dopo una crisi economica negli Usa, a diventate prima governatore e poi principe. «Perfino in famiglia li confondevano, credendo che si trattasse della stessa persona. Il cugino del nonno John (che stava a Zara) non volle nemmeno vedere però la vedova di John Owen che chiedeva di conoscere la parte italiana della sua famiglia, pensava di avere a che fare con chissà chi».
Una storia che è un romanzo, come quelle di Raffaello Carboni, Celso Cesare Moteno, Gina Sobrero, Luigi Maria D’Albertis, Odoardo Beccari, Gino Nibbi, Raffaello Sanzio Kobayashi e Hugo Pratt, raccontato in modo inusuale e inedito da Laura Scarpa: altra impronta veneziana nel Pacifico. Un’antologia per vincere (anche) le malinconie delle feste. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino