Chiusura Ideal Stardard, il ministro D'Incà: «Giornata drammatica per l'industria veneta»

La lunga protesta dei lavoratori
BORGO VALBELLLUNA - «La decisione di volere terminare le attività dello stabilimento Ideal Standard è gravissima: sono estremamente deluso...

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BORGO VALBELLLUNA - «La decisione di volere terminare le attività dello stabilimento Ideal Standard è gravissima: sono estremamente deluso dall’atteggiamento adottato da parte della proprietà a cui, in molte occasioni formali, era stata chiesta chiarezza sul futuro dei lavoratori del sito». Lo dichiara Federico D’Incà, ministro per i Rapporti con il Parlamento, intervenendo al termine del tavolo al Mise. «Questa decisione non è accettabile: non tiene conto delle capacità dei dipendenti dell’unico sito produttivo rimasto in Italia e non tiene conto dell’opportunità di rilancio, in un momento di grande ripersa dell’economia, in particolare nel settore edile – osserva D’Incà». Secondo il Ministro «il vero grande obiettivo da parte del Governo è quello di intervenire per la salvaguardia della produzione e per dare continuità al sito». Dal Mise fanno intanto sapere che il dossier è in mano alla viceministra Alessandra Todde. 


«Giornata drammatica oggi per l’intera industria veneta. La dichiarazione della chiusura ci lascia sotto shock perché è molto grave. I lavoratori, da tempo, avevano mostrato preoccupazione e ipotizzato che le decisioni della multinazionale andassero in questa direzione e, purtroppo, è accaduto ciò che temevano - questa la rezione dell’assessore regionale al lavoro Elena Donazzan -. La Regione del Veneto è sempre stata presente, in tutti i tavoli, e si è battuta strenuamente a fianco dei lavoratori e del sindacato, ma oggi pare che le scelte siano definite. Non è accettabile che i costi finanziari determinino la chiusura di uno stabilimento, realtà dove nel 2015, rinunciando a 170 euro al mese, cifra che nella busta paga di un operaio pesano moltissimo, determinarono un risparmio di circa 8 milioni di euro. Il costo dell’investimento che venne fatto di un nuovo forno di ultima generazione». La Donazzan parla di 500 famiglie coinvolte che con l’indotto sarebbero almeno il doppio.


«Una presa in giro per i lavoratori e per le amministrazioni locali. La decisione di chiudere la fabbrica di Trichiana è contro ogni logica e un tradimento delle rassicurazioni e degli accordi presi dalla stessa proprietà con il governo italiano solo pochi mesi fa. I sindacati e i lavoratori adesso fanno bene a scioperare, ma credo che il governo e in particolare il Mise dovranno agire immediatamente per scongiurare il trasferimento all’estero della produzione e, cosa ancora più grave, di un marchio storico dell’industria italiana, come Ceramica Dolomite» dichiarano il deputato bellunese Roger De Menech e la segretaria provinciale del Pd, Monica Lotto.


Anche il sindaco di Belluno, Jacopo Massaro, afferma che «Ideal Standard chiude solo perché la proprietà decise allora di acquistarla non per rafforzare la sua produzione ma per eliminare un concorrente. È una vicenda legata ad una finanza speculativa e non di produzione; è questo il motivo per cui credo che il Mise non debba rassegnarsi, ma intervenire in maniera decisa».
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Il Gazzettino