Profughi negli hotel, 73 albergatori padovani sono pronti a ospitarli

L'ex hotel Orologio di Abano, chiuso da oltre vent'anni
PADOVA/TERME EUGANEE - Gli hotel del Padovano e delle Terme Euganee sono pronti ad accogliere i profughi che fuggono dall’Ucraina sconvolta dalla guerra. Il presidente del...

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PADOVA/TERME EUGANEE - Gli hotel del Padovano e delle Terme Euganee sono pronti ad accogliere i profughi che fuggono dall’Ucraina sconvolta dalla guerra. Il presidente del Veneto Luca Zaia ha firmato ieri l’ordinanza che accoglie la proposta delle associazioni di categoria di offrire ospitalità a chi scappa dal conflitto. Potranno aderire gli stabilimenti dalle due stelle in su, mettendo a disposizione una o due camere, ma senza che venga fissato tassativamente un limite massimo. I singoli albergatori potranno quindi optare per un maggior numero di posti-letto. I costi, coperti dai fondi della struttura commissariale nazionale, ammontano a 35 euro più Iva per il pernottamento e la prima colazione; e a 60 euro più Iva per la pensione completa. I bambini sotto i dieci anni usufruiranno di uno sconto del 50%. Ogni hotel, infine, non potrà superare l’introito complessivo annuo di 214.900 euro. «Volevamo evitare l’ipotesi delle tendopoli – sottolinea Zaia – e con questo accordo contiamo di farcela».


GIÁ PRONTI
«Da giorni eravamo pronti a offrire la nostra accoglienza – dichiara Monica Soranzo, presidente di Padova Hotels Federalberghi - La nostra associazione riunisce 73 strutture ricettive fra capoluogo e provincia, ad esclusione degli stabilimenti di Abano e Montegrotto che fanno capo alla Federalberghi termale. Tutti hanno aderito all’accordo. Di questa proposta si era discusso ampiamente nel giorni scorsi con le autorità regionali, ma in un primo tempo era stata considerata un’opzione da mettere in campo soltanto nel caso i centri di prima accoglienza si fossero saturati rapidamente. La copertura economica da parte della Regione non è enorme ma francamente ritengo che non si potesse fare di più, almeno per il momento. E comunque non abbiamo mai avuto l’intenzione di guadagnare un centesimo da questa iniziativa. Ancora nei nostri hotel non è arrivato nessuno e restiamo in attesa di ulteriori comunicazioni da parte della Regione – sottolinea l’imprenditrice -, ma comunque siamo preparati a offrire un’ospitalità completa. Si tratta ora di mettere a punto i dettagli operativi».
LA PERMANENZA
Monica Soranzo non vede problemi di natura organizzativa, nel breve periodo. Resta però il nodo della durata di questo programma di accoglienza, qualora l’emergenza dovesse protrarsi. «Vorrei tanto sbagliarmi, ma credo che la guerra in Ucraina andrà avanti ancora per parecchio tempo. E non è facile vivere sempre in un albergo, soprattutto per una madre con figli piccoli – prosegue -. Penso che quelli che resteranno una volta che il conflitto sarà terminato, anche se la maggior parte probabilmente vorrà tornare subito in patria, presto cercheranno una soluzione abitativa diversa».
Fra i primi a lanciare la proposta, all’inizio di marzo, il presidente di Federalberghi Abano e Montegrotto Emanuele Boaretto, che aveva offerto una prima disponibilità di 200 posti-letto sui novantacinque hotel del bacino termale euganeo. «Siamo in attesa che la Prefettura ci invii l’elenco delle persone che hanno necessità di una sistemazione e quindi ogni albergatore deciderà, in base certo alla sua disponibilità ma anche, mi auguro, alla sua coscienza, quante ospitarne».
LA SODDISFAZIONE

Parole di soddisfazione per l’accordo raggiunto sono arrivate anche dal sindaco di Abano Terme, e consigliere provinciale, Federico Barbierato: «La generosità degli albergatori ci inorgoglisce; non avevamo dubbi che li avremmo trovati al nostro fianco in questa grande manifestazione di solidarietà». Non si placano nel frattempo le preoccupazioni per le ricadute della guerra non solo sul settore alberghiero, ma anche sul commercio. «L’estensione per altre otto settimane dell’ammortizzatore sociale Fis alle aziende fino a quindici dipendenti del settore turismo che hanno esaurito le tredici settimane già concesse – interviene il presidente di Ascom Patrizio Bertin – mitiga solo in parte le nostre difficoltà. Ci sembrerebbe logico estendere queste misure anche agli altri comparti del terziario, come il commercio e i servizi, almeno fino a tutto giugno».
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Il Gazzettino