Arrestata in Arabia Saudita, l'hostess dal carcere parla con il padre: «Ho pensato fosse una rapina»

RESANA - «Siamo stati circondati da dieci persone armate e in borghese. Pensavo fosse una rapina. Ho avuto e ho paura, ma sto bene». Ilaria De Rosa,...

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RESANA - «Siamo stati circondati da dieci persone armate e in borghese. Pensavo fosse una rapina. Ho avuto e ho paura, ma sto bene». Ilaria De Rosa, l'assistente di volo di Resana arrestata in Arabia Saudita, ha finalmente parlato con i familiari via telefono. Dopo la visita in carcere del console italiano a Jeddah, Leonardo Costa, la 23enne ha rotto il silenzio imposto dalla polizia araba avendo un primo contatto con il padre Michele, che ha poi tranquillizzato la moglie Marisa e l'altra figlia, Laura. Un colloquio veloce, reso possibile grazie ai buoni rapporti intrattenuti dal Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, con le autorità saudite, durante il quale la ragazza ha ricostruito i momenti dell'arresto. «Bisogna evitare che inizi il processo -ha dichiarato Tajani- Non è un caso facile ma lei sta bene ed è seguita costantemente dal consolato e da Roma, e faremo tutto il possibile per la soluzione della vicenda». Top secret il contenuto della chiacchierata: la Farnesina riferisce solamente che c'è stato il primo tanto atteso contatto e che, per ragioni diplomatiche, è più proficuo mantenere il più stretto riserbo, sottolineando che sta continuando a lavorare per risolvere al più presto la questione.

LA RICOSTRUZIONE
La notizia dell'arresto di Ilaria De Rosa ha ormai fatto il giro di tutti media nazionali, e non solo. Le notizie che arrivano dall'Arabia Saudita continuano a essere frammentarie. Ma i tasselli, uno alla volta, hanno permesso di ricostruire gran parte dei contorni della vicenda. Di certo c'è che la 23enne abitava ormai da tre mesi in Arabia Saudita, conosceva perfettamente le conseguenze penali per chi viene trovato in possesso di stupefacenti e veniva sottoposta per motivi di lavoro a periodici test antidroga. Le immagini che la riprendono all'esterno dello Spectrums Residence di Jeddah, assieme a tre uomini (che a questo punto non erano dei poliziotti, ndr) mentre sale in un'auto, sono le ultime prima dell'arresto. Con loro si stava dirigendo a una festa in una villa della città sul Mar Rosso dove sarebbe avvenuto il blitz, effettuato da una decina di agenti armati. E, a quanto è trapelato, i poliziotti avrebbero trovato uno spinello nascosto nel reggiseno della giovane. «Credevo si trattasse di una rapina» ha confidato la giovane ai familiari.

LA STRATEGIA


Da qui l'arresto per possesso di stupefacenti. Ma, ad oggi, la Farnesina non ha ancora ricevuto alcuna conferma del capo d'accusa. L'obiettivo è quello di riuscire a riportare la 23enne in Italia il più presto possibile: in Arabia Saudita è già seguita da avvocati del posto messi a disposizione dalla Farnesina. La strada che il ministero ha intenzione di intraprendere sembra già tracciata: contestare formalmente l'imputazione (quando se ne avrà conferma ufficiale), sottolineare l'estraneità dell'assistente di volo a qualsivoglia possesso di stupefacenti e chiederne l'immediata espulsione dal Paese arabo in modo tale da potersi difendere dalle accuse, ma dall'Italia. Il Ministro Tajani è fiducioso, e attende sviluppi positivi già nei prossimi giorni.

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Il Gazzettino