Claudio, l'ultimo guardiano del faro: «Una vita agli Alberoni ad osservare il mare»

Claudio Cavasin, il guardiano di Faro Rocchetta
LIDO - Pochi giorni fa, a fine luglio, a lasciare la sua postazione è stato Giovanni Lupo, un'istituzione per i faristi, dopo quarant'anni passati a scrutare il...

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LIDO - Pochi giorni fa, a fine luglio, a lasciare la sua postazione è stato Giovanni Lupo, un'istituzione per i faristi, dopo quarant'anni passati a scrutare il mare dall'altura di Cozzo Spadaro, dove la acque dello Ionio si gettano in quelle agitate del Canale di Sicilia la torre più a sud Italia. I guardiani dei fari, in Italia, da tempo non toccano le 100 unità, ora sono scesi anche sotto i 90. Lui però non molla. Lui è Claudio Cavasin 61 anni guardiano del Faro Rocchetta degli Alberoni al Lido. «Potrei andare in pensione anche domani mattina - racconta Claudio - perché ho già maturato tutti i requisiti: compiuto 60 anni e raggiunto i 40 di servizio, ma non ho alcuna intenzione di andarmene. La vita del guardiano del faro è una dimensione affascinante. Forse vivi un po' isolato, ma la cosa più bella è il senso di libertà e serenità che si respira guardando il mare e rimanendo, per ore, immerso nella natura».

L'ISOLA DEI FARI
Certo i guardiani dei fari nella nostra Penisola sono sempre meno: e non serve girare l'Italia per averne conferma: basta percorrere tutti i 12 chilometri del Lido e dagli Alberoni si arriva a San Nicolò, dove c'è un altro faro. Qui i guardiani, fino all'anno scorso, erano due: uno dei quali, lo scorso anno, è andato in pensione. Dunque l'organico si è dimezzato. In autunno potrebbero arrivare altre novità, ma non è previsto un potenziamento del personale, perciò resterà sempre un unico addetto. Con i suoi due fari, ad Alberoni e San Nicolò, il Lido è conosciuto anche come l'isola dei fari. Sono gli unici due abitati in città, il terzo si trova a Murano ma non ha l'alloggio per il guardiano. «Gli Alberoni sono nel mio cuore - riprende Cavasin - potrei andarmene da qui solo per fare un'esperienza nei mari del nord, andando a vivere lì per un periodo dove ci sono ambienti meravigliosi e incontaminati».
Il guardiano lidense però, resta con i piedi per terra e si accontenta di ciò che offre il suo Lido. «Ho 37 segnalamenti da gestire, siamo in due che a turno dobbiamo garantire operatività 7 giorni su 7, 24 ore su 24. Ma io sono l'unico a vivere qui al faro con la mia famiglia. Come dipendente civile, e non di grado militare, sono entrato a far parte, per la prima volta, della Marina Militare a Venezia nel 1977, perciò più di 43 anni fa. Sono diventato guardiano del faro degli Alberoni ventidue anni fa, nel 1999, prima lavoravo in Arsenale, sempre per la Marina», racconta.

SEGNALI LUMINOSI


«Il mio lavoro è quello di occuparmi dei segnalamenti luminosi per far entrare le navi in porto. Garantiamo la manutenzione ordinaria di tutti i segnalamenti ed anche quella straordinaria. Tutto deve essere in ordine e perfettamente funzionante. Il mio campo di azione va fino a tre miglia in mare aperto. Poi c'è tutto il canale dei Petroli Malamocco-Marghera. Noi svolgiamo questo compito per la Marina Militare, ma non dipendiamo dal Ministero della Difesa, anche perché buona parte del traffico è commerciale». Anche questo antico compito è molto cambiato e la tecnologia offre un aiuto importante. «La tecnologia è preziosa ma non sostituisce le persone - conclude Claudio Cavasin - perciò io rimango qui e ne sono fiero e orgoglioso».
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Il Gazzettino