Un asilo in Guinea Bissau per ricordare il figlio morto

Matteo Dalla Torre e l'asilo in costruzione
CORDENONS - Aprire un asilo a Canchungo, in Guinea Bissau, un Paese estremamente provero, per ricordare il figlio Matteo, morto di leucemia nel dicembre 2012, a 31 anni. È...

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CORDENONS - Aprire un asilo a Canchungo, in Guinea Bissau, un Paese estremamente provero, per ricordare il figlio Matteo, morto di leucemia nel dicembre 2012, a 31 anni. È l'obiettivo di Giorgio Dalla Torre e della sua famiglia, che hanno coinvolto nell'iniziativa ribattezzata «Progetto Matteo» la parrocchia di San Pietro a Cordenons (Pordenone) e altre associazioni attraverso la distribuzione di volantini, il giornalino e il passaparola.




«Avevo promesso a mio figlio di realizzare qualcosa d’importante nel suo nome. Ce la stiamo mettendo tutta, ci lavoriamo da dieci mesi» racconta Dalla Torre, che negli ultimi anni ha trascorso quasi cento giorni in Guinea, constatando dal vivo le difficoltà.

L'asilo è stato costruito con i fondi della Rete Guinea Bissau onlus Verona, ma non completato. Mancano le finiture (finestre, inferriate, piastrelle e pitture), gli impianti, arredi e mobilio (tavoli, scrivanie, sedie, lavagne). Una parte è in viaggio su due container verso l'Africa (su camion e nave, con arrivo previsto all’inizio di gennaio), altri saranno acquistati prossimamente dalla famiglia Dalla Torre, con fondi propri e offerte.



Collaborano i Compagni di Emmaus di Azzano Decimo (Pordenone) e il gruppo impegno missionario di Cordenons. Un aiuto, attraverso gli sconti, è stato dato anche da alcune aziende pordenonesi. Nei progetti c'è poi la realizzazione di un pozzo profondo 30 metri e dotato di una trivella. L'acqua del posto non è potabile e l'opera sarebbe fondamentale per la comunità africana. In particolare l'asilo, gestito dalle suore missionarie francescane Nossa Senhora Aparecida. L'attuale sede si trova in locali molto stretti e non certo moderni, non adatti ad accogliere i 120 bambini.



Matteo Dalla Torre aveva lottato con grande tenacia contro la leucemia. Lavorava alla Valcucine di Pordenone e collaborava attivamente con la parrocchia, impegnandosi come volontario alla sagra. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino