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BELLUNO - La guerra fra Russia e Ucraina presenta il conto a tutti. Dopo le bollette del gas tocca all'agricoltura. E anche in questo caso l'effetto moltiplicatore sull'inflazione rischia di essere immediato.
L'ALLARME
Confagricoltura Belluno e il suo presidente, Diego Donazzolo, hanno lanciato l'allarme. Il sistema agricolo bellunese è infatti preoccupato per il blocco dell'export legato alla guerra in Ucraina. Da Kiev non arriva più niente: né il mais per l'alimentazione degli animali negli allevamenti, né il frumento per le farine, né olio di girasole. Anche l'Ungheria ha chiuso i rubinetti, decidendo di sospendere le esportazioni di grano per garantire la propria autosufficienza alimentare. La Bulgaria sta a sua volta decidendo di sospendere le esportazioni di grano per assicurare i rifornimenti interni e contenere la crescita dei prezzi.
CEREALI INTROVABILI
«Siamo molto preoccupati per le forniture dall'Ucraina, che è il maggiore fornitore di materie prime - sottolinea Donazzolo in particolare i timori sono per il mais usato come mangime.
SCELTE SBAGLIATE
La guerra, insomma, mette a dura prova i mercati internazionali non solo per quanto riguarda il gas, ma anche per le principali materie prime agricole e c'è il rischio che altri Paesi assumano una posizione di protezionismo alimentare. «Con questa guerra tanti nodi stanno venendo al pettine prosegue Donazzolo - stiamo pagando le scelte sbagliate di una politica agricola dissennata, a partire dall'Ue, che ci ha portato a non produrre, lasciando i campi incolti».
MIRAGGIO AUTOSUFFICIENZA
Insomma una questione radicale che incide sulle scelte di politica agricola fatte negli ultimi decenni. «Il primo obiettivo - procede Donazzolo - di ogni Paese dovrebbe essere quello di garantire l'autosufficienza alimentare, mentre oggi vediamo che siamo dipendenti dalla Russia dal punto di vista energetico e alimentare e anche dall'Ucraina per tante materie prime. Abbiamo visto battaglie di principio contro i cereali ogm, con il risultato che oggi li importiamo regolarmente da Paesi in cui sono free. Da questo conflitto possiamo solo aspettarci il peggio, perché anziché attenderci la frenata dei prezzi che attendevamo ci sarà l'ennesima impennata. E stavolta prevedo realisticamente che molti allevamenti chiuderanno i battenti». Un grido d'allarme al quale potrebbe essere complicato dare risposte nel breve periodo. In questo momento a mancare, infatti, non è certo la buona volontà, ma è la materia prima.
Il Gazzettino