Fedriga: «I profughi ucraini sono diversi, non sono falsi minorenni». La protesta dei "solidali": «Frasi razziste»

Il presidente Massimiliano Fedriga
Velatamente, il tema era spuntato nelle riflessioni della prima ora. Qualche timido paragone era stato abbozzato o azzardato, a seconda della prospettiva. Rotta balcanica e fuga...

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Velatamente, il tema era spuntato nelle riflessioni della prima ora. Qualche timido paragone era stato abbozzato o azzardato, a seconda della prospettiva. Rotta balcanica e fuga degli ucraini dalla guerra, con un comune denominatore: il Friuli Venezia Giulia come porta d’ingresso di chi scappa per i motivi più disparati. Stavolta, però, il presidente regionale Massimiliano Fedriga in persona ha deciso di portarlo nell’arena, il tema caldo. E la differenza tra immigrazione proveniente dall’Ucraina e tratta balcanica in arrivo dall’Asia è piombato al cuore del dibattito. 


LA POSIZIONE


Fedriga ha parlato ieri a margine della visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Trieste. E non ha passato lo zucchero a velo sul concetto di base, andando diretto al punto. «Dall’Ucraina arrivano minori di un’età che va dai 6 ai 14 anni circa, dalla rotta balcanica e dal Mediterraneo arrivano sedicenti diciassettenni che in realtà sono maggiorenni e non possiamo mischiare i due percorsi. Quindi dobbiamo avere la massima attenzione - ha indicato Fedriga - e cercare ovviamente di tutelare al massimo le persone che stanno scappando dalla guerra». Nessuna mezza misura, stavolta, ma la fotografia della situazione basata sulle differenze. «Oggi stiamo vivendo principalmente gli arrivi di persone che vengono accolti dai privati. Abbiamo una parte minoritaria accolta come sistema pubblico. Ipotizziamo che se la situazione dovesse andare avanti, queste percentuali si invertiranno e quindi dobbiamo essere pronti ad accogliere», ha aggiunto Fedriga. Per il quale «il numero dei profughi provenienti dall’Ucraina è gestibile a livello nazionale; ci preoccupa in realtà la sommatoria con l’immigrazione proveniente dalla rotta balcanica e dal Mediterraneo. Oltretutto bisogna avere piena consapevolezza che i due percorsi devono essere ben distinti, soprattutto per quanto riguarda i minori stranieri non accompagnati». Un tema, il secondo, ormai già noto. È ovviamente sulla prima affermazione che si è scatenato il dibattito. È possibile distinguere in modo netto due diversi flussi migratori? Domanda a cui Fedriga ieri ha risposto senza indugi. 

LA PROTESTA

Luigina Perosa, attivista da sempre a fianco degli ultimi e dei meno fortunati, fa parte di Rete solidale. È rimasta accanto anche ai migranti della Rotta balcanica che nel tempo hanno abbandonato o sono stati espulsi dal programma di accoglienza. È una seconda “esperta” del fenomeno. E non risparmia al presidente Fedriga un attacco frontale. «Razzismo latente? No, qui siamo di fronte a un razzismo dichiarato. Se un cittadino ucraino scappa dalle bombe gli si stende giustamente un tappeto rosso di fronte; se invece a scappare da una guerra è un cittadino africano, allora l’atteggiamento diventa totalmente diverso. Inaccettabile. Che le storie e le età di chi sta arrivando ora siano diverse è un fatto, ma le frasi pronunciate da Fedriga non ci stanno. E questo modo di intendere le differenze noi lo denunciamo con forza». E ancora: «come Associazione Immigrati di Pordenone facciamo notare che Massimiliano Fedriga è pure in contraddizione con se stesso e con il suo partito: sono loro che prediligono i grandi centri, in cui stipare donne bambini ragazzi e uomini. Noi siamo da sempre per l’accoglienza diffusa: piccoli gruppi di persone nei vari centri. Farebbe anche tanto bene all’integrazione più facilmente realizzabile nelle piccole comunità e farebbe bene anche alla microeconomia locale, piuttosto che a quella delle potenti cordate che gestiscono i grandi centri di accoglienza e spesso subappaltano. L’accoglienza diffusa che loro hanno affossato, permetterebbe anche di suddividere i minori per età compatibili fra loro». 


Perosa poi torna sulla nuova legge regionale sulla gestione dell’immigrazione: «È piena di parole come “respingimenti”, “rimpatri”, “sicurezza”, quando anche le associazioni dei datori di lavoro ci dicono che avremo sempre più bisogno di persone straniere per garantire la previdenza sociale e i livelli di occupazione che servono oggi alle imprese». 

 

 

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Il Gazzettino