Electrolux si ferma di nuovo, trema tutto il comparto dell'indotto: ecco le aziende a rischio

Produzione all'Electrolux
Le ricadute della guerra saranno pesanti anche per l’industria regionale. A essere messa più in difficoltà - soprattutto dopo la distruzione delle acciaierie...

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Le ricadute della guerra saranno pesanti anche per l’industria regionale. A essere messa più in difficoltà - soprattutto dopo la distruzione delle acciaierie ucraine nell’area di Mariupol, da dove arriva buona parte dell’acciaio in Friuli Venezia Giulia - nelle prossime settimane sarà la filiera delle imprese legate alla siderurgia e all’acciaio. Ma nella mappa delle industrie a rischio non ci sono solo metallurgia e metalmeccanica. A pagare un prezzo sempre più alto, con fermate produttive più lunghe, sono quelle aziende che faticano sempre più a trovare le schede elettroniche. La grave carenza sui mercati internazionali dei microchip però era precedente alla crisi ucraiana. In questo c’entra di più la pandemia e i recenti lockdown dichiarati in Cina anche nelle aree dove vengono prodotti i microchip e le schede elettroniche la cui mancanza sta rallentando autentici colossi sia dell’elettrodomestico che dell’automotive. Due filiere che in regione costituiscono un pezzo fondamentale dell’economia territoriale e che rischiano di mandare in cassa integrazione - almeno per alcuni periodi alterni - migliaia di lavoratori.


LAVATRICI


Alla Electrolux di Porcia le fermate produttive erano cominciate già nella prima parte del 2021. Mancanza di diversi componenti hanno costretto la direzione della fabbrica a stoppare le linee in diverse occasioni. Ma le fermate fino ad ora non erano mai più di una giornata alla settimana. Da due settimane invece gli stop produttivi sono diventati più preoccupanti: anche la prossima settimane le linee delle lavatrici si fermeranno per tre giornate, esattamente come era già accaduto nella settimana appena terminata. A causare le fermate proprio la difficoltà di approvvigionamento delle schede elettroniche. Lo stabilimento di Porcia - rispetto a quelli di Susegana (frigoriferi), Brianza (Lavastoviglie) e Forlì (forni e cottura) pagherebbe di più questa difficoltà perché le lavatrici necessitano di schede particolari che sono più difficilmente reperibili rispetto a quelle degli altri elettrodomestici. Anche la Savio Macchine tessili ha accusato difficoltà rispetto alle schede nelle settimane scorse. Più recentemente l’azienda ha recuperato una partita di schede che garantisce, almeno al momento, la regolarità della produzione.
Ma le fermate produttive prolungate della Electrolux di Porcia cominciano a fare sentire i primi contraccolpi nella filiera dei fornitori locali: in particolare a soffrire sono i fornitori locali dei componenti in plastica che hanno dovuto ricorrere alla cassa integrazione a rotazione per un certo numero di addetti. La “mappa” delle industrie in crisi ricomprende, come si diceva, quelle aziende legate alla necessità di acciaio e altre materia prime che non arrivano più né dalla Russia né dall’Ucraina.

Da oltre due settimane hanno accusato il contraccolpo la Zml di Maniago (Gruppo Cividale) che sta lavorando a singhiozzo con molte difficoltà nella produzione dei componenti in ghisa e operai a rotazione in cassa. La stessa situazione si registra in alcuni colossi udinesi della siderurgia come il Gruppo Pittini e l’Abs. A risentire del forte rallentamento del comparto dell’auto in Germania è poi la Automotive Lighting di Tolmezzo: anche qui si sta usando la cassa a rotazione. Ci sono poi altre filiere produttive che sono a rischio a causa di aumenti dei costi energetici che non riescono più a sostenere. In parte sono le stesse del comparto metallurgico che soffrono anche in quanto “energivore”. Ma se la situazione degli aumenti non dovesse subire un freno nelle prossime settimane potrebbero aprirsi in regione altri fronti “caldi” con possibili richieste di cassa integrazione. Uno dei comparto in cui c’è già un pre-allarme del sindacato è quello delle vetrerie. Infine, il comparto del legno-arredo potrebbe subire una contrazione per lo stop alle esportazioni nei due Paesi coinvolti nella guerra e per la riduzione dell’importazione del legname.

 

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Il Gazzettino