OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
FALCADE - Ridare dignità e onore attraverso la totale riabilitazione di quei soldati giustiziati dal fuoco amico perché ritenuti responsabili di non aver saputo fermare l’avanzata del nemico. Uno ogni dieci veniva fucilato, questa fu la legge imposta dal generale Cadorna alle prese con la storica disfatta. Le colpe vennero scaricate sulle truppe. E così, per dare l’esempio a chi restava, uno ogni dieci, facendo la drammatica conta, veniva fucilato. Tra questi soldati condannati a morte c’era anche Celeste Tabiadon, nato a Tabiadon di Canes in comune di Falcade il 22 settembre del 1882 e appartenente al 141. Fanteria. Il suo corpo, assieme a quello di altri 74 compagni di sventura, venne poi gettato in una foiba sul Monte Sprunk nel settore di fronte dell’Altipiano di Asiago. Per loro l’onta solo il disprezzo e l’onta di un supposto disonore.
LA PROPOSTA
Grazie alla risoluzione approvata recentemente all’unanimità dalla Commissione Difesa del Senato sembra ormai che la riabilitazione per questi soldati possa essere vicina così in molte parti d’Italia si sta cercando di promuovere delle iniziative atte a ricordare questi uomini la cui memoria sembrava destinata ad essere cancellata per sempre.
1000 SOLDATI
Nel corso del primo conflitto mondiale sono stati un migliaio i soldati caduti per mano del fuoco amico, di questi 300 non ebbero nemmeno un processo ma vennero “decimati” con la drammatica conta. Per loro ci fu il divieto di inserirli negli Albi d’Oro regionali che l’allora Ministero della Guerra aveva fatto stampare riportando il nominativo e il luogo della morte dei soldati caduti nel primo conflitto mondiale. Nessuna pensione o indennizzo venne concesso alle famiglie sventurate di questi giovani.
UN ERRORE DA SANARE
Recuperare la memoria di Celeste Tabiadon, marito e padre di due figlie, è un atto dovuto che dovrebbe trovare posto nelle iniziative del Comune, proprio come atto riparatore nei confronti di questo cittadino e soldato che compì fino in fondo il suo dovere, come dimostra la storia del suo Reggimento al quale fu concessa la Medaglia d’Oro al valor militare per il valore dimostrato dai suoi soldati nel respingere e contrastare l’avanzata delle truppe austriache. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino