Plateatici troppo simili. I clienti non li distinguono ed è guerra tra due locali di Rialto

Plateatici troppo simili. I clienti non li distinguono ed è guerra tra due locali di Rialto
VENEZIA - Sullo sfondo dell'invasione di tavoli e sedie anche a Venezia, infuria la guerra di vicinato fra due locali a Rialto. Si tratta del ristorante Vini da Pinto e della...

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VENEZIA - Sullo sfondo dell'invasione di tavoli e sedie anche a Venezia, infuria la guerra di vicinato fra due locali a Rialto. Si tratta del ristorante Vini da Pinto e della trattoria Antica Torre, entrambi affacciati su campo de le Becarie, i cui plateatici sono logisticamente confinanti ed esteticamente simili, al punto da scatenare una contesa davanti ai giudici ordinari e amministrativi per quelli che gli stessi atti giudiziari definiscono «problemi di ordine pubblico». Una disfida che coinvolge anche il Comune e il ministero dei Beni culturali e che si trascina ormai da cinque anni.


LA VICENDA
Risale infatti al 2016 la deliberazione consiliare con cui Ca' Farsetti aveva adottato una nuova organizzazione delle aree interessate, permettendo di mantenere le due concessioni all'occupazione del suolo pubblico, ponendole però sul fronte del primo ristorante e dunque allineate rispetto alla sua facciata. «Per effetto della nuova pianificazione riassume il Tar del Veneto, nella sentenza appena pubblicata i due plateatici apparivano come un tutt'uno, relativo al locale Vini da Pinto, situazione che determinava una distorsione della concorrenza e un evidente equivoco». Non a caso nel 2018 la polizia locale aveva evidenziato «una certa promiscuità tra i due plateatici anche in conseguenza della similitudine degli arredi che poteva determinare fraintendimenti ed equivoci da parte della clientela». Perciò a luglio di quell'anno l'ente locale aveva convocato una riunione per raggiungere questo accordo: nelle concessioni di suolo pubblico, tramite specifiche prescrizioni imposte dal Comune, sarebbero stati inseriti «elementi divisori a filo delle due aree in concessione e la modifica da parte di entrambe le ditte dei colori delle tovaglierie, delle sedie e, ove possibile, degli ombrelloni».


LO SCONTRO
Ma l'Antica Torre era rimasta inadempiente fino a dicembre, quando aveva chiesto di poter posizionare un tipo di transenna diverso da quella prevista. La domanda era stata respinta dalla Conferenza di servizi, che tuttavia aveva stabilito di «limitare l'installazione di un solo elemento divisorio», il quale pur «non previsto dal catalogo degli arredi, è stato concesso vista la particolare situazione di adiacenza», con conseguenti «difficoltà nei rapporti di vicinato». Nel 2019 l'istanza dell'Antica Torre era comunque stata riesaminata e nel 2020 il Comune aveva disposto l'installazione di tre balaustre di ferro battuto, considerate però dal confinante «troppo basse e tali da risultare inutili».


LE MOTIVAZIONI


Da qui il ricorso di Vini da Pinto, che chiedeva la revoca del permesso all'Antica Torre. Secondo il Tribunale amministrativo regionale, tuttavia, l'ente locale «ha correttamente contemperato le due esigenze contrastanti», optando per una soluzione che consentisse da un lato «di mantenere ben distinti i due esercizi pubblici» e dall'altro «di considerare (minimizzandolo) l'impatto estetico/paesaggistico». Ora la battaglia potrà comunque continuare in Consiglio di Stato e davanti al Tribunale civile, dov'è pendente una causa. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino