Guerra del grano e caro gasolio: «La mietitura costerà il 50% in più»

ROVIGO - Dall'inizio della guerra russo-ucraina il gasolio agricolo è arrivato a costare il doppio e i fertilizzanti di produzione russa il quadruplo. È facile...

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ROVIGO - Dall'inizio della guerra russo-ucraina il gasolio agricolo è arrivato a costare il doppio e i fertilizzanti di produzione russa il quadruplo. È facile trarre le conclusioni: la mietitura del grano avrà dei costi enormi rispetto agli scorsi anni; nello specifico, si prevede un +50%. Lo scenario nero per l'agricoltura, con particolare riferimento alla mietitura di giugno, è tracciato dalla Confederazione agricoltori italiani Cia di Rovigo, che lancia un allarme non trascurabile: a catena, se la mietitura sarà più onerosa, i costi di filiera aumenteranno fino a ricadere sui clienti finali che si troveranno inevitabilmente ad acquistare pane e prodotti lavorati a prezzi maggiori.


COSTI FUORI CONTROLLO
La crisi internazionale pesa anche sul prodotto seminato e coltivato in Italia, perché il prezzo finale del grano è determinato da varie componenti. Infatti, si calcola che quest'anno la mietitura costerà il 50% in più rispetto al 2021 (da 100 euro ad ettaro si salirà a 150 euro ad ettaro) a causa dell'aumento del 100 per cento del gasolio agricolo, passato da 0,70 euro al litro di qualche mese fa agli attuali 1,40, in particolare dopo l'annuncio da parte dell'UE dell'embargo sul petrolio russo, e a causa della moltiplicazione per quattro dei fertilizzanti provenienti dalla Russia.
Una coltura, quella del grano tenero, che in provincia di Rovigo vale 25.100 ettari (primo posto in Veneto), ovvero il 26,4% del totale dell'intera Regione. Un recente studio, a cura proprio di Cia, precisa che è previsto pure un incremento dei costi di trasporto verso i centri di stoccaggio (+50%), dove anche la refrigerazione dei cereali sconterà il generale aggravio delle spese energetiche.
Registrata poi una mostruosa impennata (+400%) dei fertilizzanti provenienti dalla Russia, la Cia intima al Governo di intervenire. «A tutti questi aumenti si devono aggiungere le uscite, più che raddoppiate, per la manutenzione alle macchine agricole e i ricambi - avverte il presidente di Cia Rovigo, Erri Faccini - Le aziende che per vari motivi non riusciranno a coprire i costi di produzione, in autunno potrebbero addirittura decidere di non seminare nuovamente grano». Con la conseguenza, chiarisce Faccini, di una sempre maggiore dipendenza dall'estero di materie prime agricole.


RICHIESTA DI AIUTO


Una complessa reazione a catena, insomma, destinata a peggiorare ulteriormente la situazione sia per gli agricoltori che per i consumatori finali, quindi tutti i cittadini che acquistano farine e prodotti alimentari lavorati a partire dal grano tenero. Da qui la richiesta che Cia ha avanzato al Governo: il comparto agricolo sia destinatario nel breve periodo di specifici aiuti, peraltro non solo in termini di finanziamenti a fondo perduto. «Durante la pandemia abbiamo affermato che per superare un momento di gravità eccezionale servivano interventi dello Stato altrettanto eccezionali commenta il presidente - Lo stesso vale adesso, a più di tre mesi dall'inizio del conflitto in Ucraina. Le nostre aziende hanno bisogno di agevolazioni e sostegni diretti». Fra le misure immediatamente attuabili, la garanzia del prezzo di vendita del prodotto: «Oggi le uscite sono certe, non, appunto, il prezzo di vendita finale, dato che in questa fase il mercato è estremamente volatile». Posto che, conclude Cia, al di là delle oggettive difficoltà di reperimento delle materie prime, e dei prezzi in crescita in maniera esponenziale, sono in atto dei fenomeni di speculazione, non giustificabili, complicati da intercettare. Il Governo stesso è chiamato a monitorare la situazione.
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Il Gazzettino