La fine del 2021 è una data ancora lontana nel tempo. Mancano, a oggi, due anni, nove mesi e una manciata di giorni. Ma quella data è l'orizzonte fissato dalla...
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I GENITORI«Purtroppo non eravamo impreparati a questo tipo di notizia - risponde Giannino Gottardi, papà di Marco - anche se manifestiamo la nostra perplessità sui tempi della giustizia inglese. Certo, speravamo che le cose andassero più veloci, ma ci avevano avvertito che ci sarebbero voluti anni prima di arrivare ad un processo che faccia giustizia, non vendetta. Giustizia», ripete il signor Giannino.
Che poi prova a darsi una spiegazione della dilatazione dei tempi d'inchiesta. «Gli investigatori ci dicono che vogliono fare giustizia, ma che stanno lavorando su 300 società potenzialmente indagabili e colpevoli e quindi non vogliono andare in dibattimento e provocare l'effetto dello scarica-barile - continua il padre di Marco - Sono implicate società di sicurezza, i soccorsi, le assicurazioni, le manutenzioni, i progettisti e i costruttori. È una vicenda su cui ha rischiato di cadere anche il Governo, c'è una ragion di Stato e devono minimizzare la cosa. Magari - conclude - pensano che dilatando i tempi di attenuare il ricordo e la nostra sete di giustizia, ma non sarà così». Rabbia? Quella non c'è: «La rabbia non porta da nessuna parte. Dal nostro punto di vista la ferita è molto grossa, con la fine del processo si chiudeva un capitolo» che avrebbe potuto portare risarcimenti da investire, poi, nella fondazione Grenfell Love.
Chi invece non si aspettava l'ennesimo slittamento è Loris Trevisan, il papà di Gloria: «Ah par carità», è la sua prima reazione, non appena sa delle ultime notizie da Londra. «Sinceramente la trovo una cosa sbalorditiva nonostante abbiamo inviato delle documentazioni un mese fa dove gli inquirenti ci chiedevano di compilare dei questionari sulla sicurezza all'interno della torre - continua il genitore della ventiseienne padovana - Sono attonito, non ne sapevo nulla. Ci sono davanti ancora tre anni», sbotta. Ricordando che di questo aveva parlato martedì scorso con i genitori di Marco. «Ci troviamo ogni tanto per darci forza, se le cose andranno alle lunghe sarà ancora dolore sopra dolore. È una trafila che ci farà condannare conclude il signor Trevisan - stiamo già vivendo un inferno, è dura per noi sapere che non c'è un riscontro, che almeno venga dichiarata una responsabilità e fatta una giustizia».
LE MOTIVAZIONIQuella della Grenfell, il palazzo popolare alle porte della Londra di Notthing Hill, è una vicenda che ha fatto emergere evidenti indizi d'incuria, di manutenzione allegra, di possibili negligenze amministrative e politiche. Tutti aspetti su cui Scotland Yard sta procedendo con il freno a mano tirato e su cui ha ammesso di non prevedere di poter formulare alcuna potenziale incriminazione prima della «parte finale del 2021». La polizia si trincera dietro la necessità di attendere la pubblicazione di tutti i dati della commissione indipendente d'inchiesta affidata dal governo alla guida d'un alto magistrato in pensione, la cui sua seconda fase di audizioni dovrebbe partire a fine 2019. Ma Natasha Elcock, voce dei familiari e degli ex inquilini di Grenfell United, non ci sta. «Ci hanno lasciato in un limbo, senza individui o istituzioni chiamate a rispondere delle loro responsabilità», denuncia. «Aspettiamo di mese in mese un qualche tipo di progresso o di giustizia e tutto quello che abbiamo - accusa - sono vaghe rassicurazioni». La stessa attesa che vivono due famiglie a Camposampiero e a San Stino di Livenza. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino