Senza Green pass il 40 per cento dei portuali: lo scalo di Trieste rischia il blocco

No Green pass, 15mila persone ieri in corteo a Trieste
TRIESTE - Adesso Trieste ha paura. Non tanto per i 15mila manifestanti no Green pass che ieri pomeriggio hanno percorso le Rive (il lungomare su cui si affaccia anche la famosa...

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TRIESTE - Adesso Trieste ha paura. Non tanto per i 15mila manifestanti no Green pass che ieri pomeriggio hanno percorso le Rive (il lungomare su cui si affaccia anche la famosa piazza Unità) presentandosi con un manifesto che raffigurava il premier Draghi nelle vesti di un dittatore. A questo genere di cortei la città da qualche settimana si è abituata. E poi non ci sono stati scontri, solo urla e slogan. 


Trieste adesso ha paura perché rischia di lasciare il suo porto, uno dei più importanti del Nord Adriatico, nelle mani dei no-vax. Non è più così remota, infatti, la possibilità che venerdì i lavoratori portuali riescano, con uno sciopero annunciato da tempo ma che giorno dopo giorno si è gonfiato, a fermare del tutto le attività dello scalo.

Al corteo di ieri pomeriggio, che ha creato disagi al traffico bloccando le Rive, hanno partecipato anche 800 lavoratori portuali. Scontato, è sempre accaduto nel corso degli ultimi cortei. Era stato l'annuncio di qualche ora prima, però, a far suonare l'allarme. Sia in mare che sulla terraferma. «Al momento su 950 lavoratori portuali il 40 per cento non ha il Green pass. Il 15 ottobre se sarà obbligatorio il Green pass, bloccheremo il porto. Non si entrerà. Tra noi lavoratori siamo compatti». Parole e firma di Stefano Puzzer, portavoce del Coordinamento Lavori Portuali Trieste (Clpt), che ieri mattina si è radunato all'ingresso del molo VII per definire i dettagli del corteo cui ha partecipato nel pomeriggio. 
«L'adesione dei lavoratori del porto allo sciopero si attesterebbe a un'adesione dell'80 per cento», ha specificato Puzzer. Abbastanza per spaventare una città che tra dieci giorni dovrà anche tornare alle urne per scegliere - al ballottaggio - il suo nuovo sindaco. E per stressare un sistema di ordine pubblico e sicurezza già messo a dura prova dall'organizzazione della Barcolana e dalle continue manifestazioni con protagonista il movimento regionale dei no-vax. 

MEDIAZIONE

Il blocco del porto, anche per un solo giorno, sarebbe un mezzo disastro. Economico (lo scalo movimenta 54 milioni di tonnellate di merci in un anno) e d'immagine. 
Per questo ieri è intervenuto in prima persona il prefetto del capoluogo giuliano, Valerio Valenti. Un tentativo - quasi politico, sicuramente di governo - di trovare una soluzione (perlomeno temporanea) ed evitare lo strappo finale. «Abbiamo preso nota di questa rivendicazione che presenteremo a livello centrale» ha detto il prefetto Valenti dopo l'incontro con alcuni rappresentanti del corteo no Green pass che ha sfilato lungo le strade di Trieste. «Il mio vicario Giuseppina Maria Patrizia Di Dio Datola ha incontrato il gruppo a causa di un mio impegno - ha proseguito -. Abbiamo accolto un gruppo di rappresentanti che raggruppa varie anime del corteo, dai portuali ai trasportatori, che sostengono la scelta del no Green pass. I lavoratori del porto hanno chiaramente confermato di bloccare lo scalo nella giornata di venerdì. Ho rappresentato la gravità di questa situazione che si profila sia da un punto di vista economico, sia perché questo significa mettere in ginocchio una città. Quindi ho chiesto se erano ben coscienti di che cosa significherà una cosa del genere, ma hanno ribadito di volerlo fare sostenendo che incidere sull'aspetto economico è l'unico modo per farsi sentire». 


Al momento, quindi, si potrebbe parlare di mediazione fallita. Anche i vertici della giunta regionale, però, sono in campo per provare il salvataggio d'emergenza. Sono ore calde, decisive. Trieste ha già dimenticato la festa della Barcolana. 
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Il Gazzettino