Green pass obbligatorio anche in lavanderia, Confartigianato insorge: «Una scelta assurda, sono servizi essenziali»

Green pass obbligatorio anche in lavanderia
TREVISO - Da oggi, 20 gennaio, entra in vigore l'obbligo di esibire il Green pass, almeno quello base (cioè anche in seguito a un tampone negativo entro 48 ore se...

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TREVISO - Da oggi, 20 gennaio, entra in vigore l'obbligo di esibire il Green pass, almeno quello base (cioè anche in seguito a un tampone negativo entro 48 ore se antigenico o 72 se molecolare), per accedere alle attività di servizio alla persona: parrucchieri e barbieri, centri estetici, di tatuaggi, ma anche per altre categorie come le pulitintolavanderie. Come vivono la nuova regola gli artigiani titolari di queste attività? Giacomo Destro, titolare di Prima Volta di Roncade e presidente di Cna Acconciatori, e a Raffaella Pozzebon, titolare di Lady Erre di Istrana, e presidente di Cna Estetiste: «È positivo che chi entra nel nostro salone possa dimostrare di avere preso delle contromisure contro il contagio: l'obbligo di Green pass per i nostri clienti è una misura ulteriore per poter lavorare tutti in sicurezza. Era giusto oltretutto adeguarsi a chi, come ristoranti o bar, è costretto a chiederlo già da un po'. Noi operatori, comunque, siamo tutti e tre vaccinati perciò ci sentiamo già protetti».

I FAVOREVOLI
L'imprenditore non ritiene che la nuova misura possa incentivare i clienti a rivolgersi ad abusivi: «Con la pandemia, più di prima, le persone vanno in posti dove la sicurezza per la loro salute è garantita e nei nostri saloni lo è. Devo anche dire che, a parte l'uso di mascherine e la sanificazione costante, per noi non è cambiato molto da prima del Covid: qui l'attenzione alla pulizia e all'igiene era già molto elevata». Giudizio positivo anche da parte di Raffaella Pozzebon, titolare di Lady Erre di Istrana e referente per le estetiste aderenti all'associazione: «Il Green pass obbligatorio per i nostri clienti certamente mi dà l'idea di maggior sicurezza anche se la maggior parte delle mie clienti sono vaccinate e anche se, in due anni, nel nostro centro non c'è stato alcun contagio proprio per le norme di sicurezza che abbiamo implementato. Nel mio centro mi sento sicura e desidero che anche le mie clienti si sentano tali perciò stiamo volentieri alle regole. Non temo di perdere clienti per questa nuova misura, semmai in questo momento le clienti disdicono gli appuntamenti all'ultimo perché sono costrette a stare in quarantena o perché malate o perché hanno avuto un contatto stretto con un positivo». Nonostante gli inevitabili problemi generali legati alla nuova variante Omicron, i rappresentanti delle categorie non lamentano particolari cali di fatturato nell'ultimo periodo.

I CONTRARI


Il nuovo obbligo si applica anche alle pulitintolavanderie: 191 le imprese in provincia con 380 addetti. Scettico Alessandro Zanin, che rappresenta le ditte di questo settore iscritte a Confartigianato Marca Trevigiana: «Riteniamo che l'introduzione dell'obbligo per i nostri laboratori sia una svista, se non un errore per almeno tre ragioni. Primo, le nostre aziende sono state considerate dal Governo essenziali a partire dai primi Dpcm e decreti ministeriali che ci hanno lasciati aperti anche nelle fasi di lockdown a marzo 2020». Poi, secondo l'esponente della categoria, la permanenza dei clienti nei locali è breve. Infine, occorre distinguere tra le lavanderie tradizionali artigiane e quelle self service. «La vaccinazione estesa a tutti - conclude Zanin - è la strada da percorrere per mettere definitivamente in sicurezza la salute dei cittadini e consentire una ripresa lineare delle attività economiche. Contiamo che la politica si assuma la responsabilità di mettere in campo gli interventi adeguati a sconfiggere il virus e soprattutto che non crei confusioni inutili. La situazione è già molto complessa».
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Il Gazzettino