I messaggi dei "no Pass" al setaccio della polizia postale: caccia ai nomi

Polizia postale indaga sui messaggi dei "no Pass"
VENEZIA - Le chat. Telegram, soprattutto, con la sua possibilità di lasciare nell'ignoto i numeri di chi scrive. Poi i messaggi e i loro contenuti: minacce - più...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

VENEZIA - Le chat. Telegram, soprattutto, con la sua possibilità di lasciare nell'ignoto i numeri di chi scrive. Poi i messaggi e i loro contenuti: minacce - più o meno velate - e organizzazioni di manifestazioni non autorizzate in difesa di diritti «sanciti» dalla Costituzione ma «violati» (a loro dire) dalle regole sul Green pass


È un volo a planare sulla galassia dei no-vax e no-green pass quello che in queste ore (e da alcuni giorni) stanno facendo gli agenti della Polizia postale del Veneto, concentrati a passare al setaccio i messaggi e le chiacchierate telematiche del popolo dei contestatori. L'obiettivo? Duplice. Come prima cosa capire chi ci sia realmente dietro a dei nomi, spesso anche di fantasia; e poi capire se quanto scritto possa tradursi in un'accusa da codice penale, vuoi per minacce, vuoi per manifestazione non autorizzata. Al momento una vera inchiesta non è ancora stata aperta dalla procura distrettuale di Venezia - competente nel Veneto in materia di reati informatici - ma gli agenti della sede di via Torino a Mestre stanno monitorando da giorni i movimenti del popolo dei «no». Più o meno sulla falsa riga di quanto era già stato fatto a marzo e aprile con l'esordio dei mille canali Telegram all'insegna di «Io Apro» che chiamavano alla rivolta civica baristi e ristoratori contro la chiusura imposta dal coprifuoco.


LE MINACCE

L'attenzione adesso è invece quasi tutta sul gruppo «Basta Dittatura»: qui gli agenti stanno provando a dare un'identità certa ai gestori del canale e a quanti scrivono frasi che possono mettere in pericolo quanti sono finiti nel mirino: politici e medici pro vaccino, ristoratori che chiedono il QrCode verde e giornalisti che scrivono della pandemia. Di minacce ce n'erano state, tra queste quella denunciata dallo stesso presidente del Veneto, Luca Zaia che ha ammesso come sia stato più volte attaccato sul personale per aver appoggiato la vaccinazione. E tanti ristoratori sono al centro di recensioni negative su Tripadvisor per la sola colpa di pretendere quello che dice la legge, cioè chiedere il foglio verde ai propri clienti che vogliono mangiare all'interno. Un'accusa che taglia trasversale il territorio del Veneto: sul banco degli imputati il mondo no-vax ha messo locali del Padovano, Bellunese, Veneziano, solo per citare i casi più estremi.


LA MANIFESTAZIONE

Ma c'è anche un altro versante e riguarda l'appello alla discesa in piazza. Perché nonostante lo scarso successo delle manifestazioni di questi giorni, finiranno nel mirino della Postale anche gli organizzatori degli appuntamenti alle stazioni: il non aver comunicato e chiesto alle questure di manifestare, è un reato. Tutto poi verrà inviato in procura e da lì il monitoraggio di queste settimane potrebbe sfociare in atti giudiziari e procedimenti di fronte a un tribunale.
 

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino