Il grano russo invade il Friuli, i prezzi stracciati fanno esplodere le importazioni

I pastifici fanno a gara per comprare il grano russo
PORDENONE/ UDINE - Premessa: non si tratta ovviamente di importazioni vietate. La merce di cui si parla non è tra quelle sotto embargo. Quando è scoppiata la...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

PORDENONE/ UDINE - Premessa: non si tratta ovviamente di importazioni vietate. La merce di cui si parla non è tra quelle sotto embargo. Quando è scoppiata la guerra in Ucraina, l'Unione europea ha via via ampliato il ventaglio delle sanzioni contro la Russia di Putin. Ma il grano non è mai stato tra i beni colpiti dai vari pacchetti "punitivi". Quello che sta succedendo, però, è la cartina al tornasole di quanto le ragioni autonome dell'economia vadano al di sopra rispetto alle politiche estere delle singole Nazioni. E camminino con gambe proprie. In Friuli Venezia Giulia, infatti, è arrivato il grano duro direttamente dalla Russia. È più economico, sfrutta le triangolazioni commerciali con stati come la Turchia (Paese con il quale il Friuli - tramite il porto di Trieste - ha un collegamento diretto giornaliero) e minaccia sia le importazioni più tradizionali che il prodotto italiano.

COSA SUCCEDE
A confermare la dinamica preoccupante è la Coldiretti, che è in costante contatto con gli intermediari che poi forniscono il grano ai pastifici del Friuli Venezia Giulia. E se il Molino di Pordenone - restando in provincia - assicura di non rifornirsi grazie al grano russo, lo stesso discorso non vale per altre importanti realtà della nostra regione. Nel 2023, l'Italia ha importato direttamente dalla Russia 410 mila tonnellate di grano. Non sono ancora disponibili le "partizioni" regionali, ma anche in Friuli Venezia Giulia si parla di una quota almeno quintuplicata rispetto a quanto era successo nel 2022, anno dello scoppio della guerra in Ucraina. E sono in crescita anche le importazioni dalla Turchia e dal Kazakistan, due Paesi che hanno intense relazioni con Mosca e che spesso fungono da Nazioni "terze" grazie alle quali si riescono a triangolare le spedizioni.

I MOTIVI
Perché al Friuli Venezia Giulia, oltre al gas, adesso inizia a "tornare buono" il grano duro di Vladimir Putin? La risposta è semplice. «È principalmente una questione di prezzo», fa sapere il numero uno della Coldiretti pordenonese, Matteo Zolin.
Già, ruota tutto attorno alle caratteristiche del prodotto e all'andamento mondiale dei prezzi del grano, che non si forma certamente in Friuli Venezia Giulia ma a cui gli importatori devono sottostare. «E per quanto riguarda il grano che in Friuli Venezia Giulia arriva direttamente dalla Russia, si parla di prezzi inferiori anche del 30 per cento rispetto ai 28-30 euro al quintale classici - prosegue ancora Zolin per la Coldiretti -. Il grano canadese sta diventando sempre meno vantaggioso. Ma l'importazione del grano duro dalla Russia - è la protesta - non fa parte della nostra storia. Siamo davanti ad una speculazione pura».

I RAPPORTI


La guerra conclamata tra Russia e Ucraina, iniziata con l'invasione dei territori del Donbass da parte dell'esercito di Vladimir Putin, ha una data: il 24 marzo del 2022, giorno in cui i carri armati con la "Zeta" hanno superato il confine dando il via all'aggressione. Un riferimento temporale piazzato al centro del primo trimestre economico dell'anno scorso. «L'export friulano in Russia morirà», si disse allora. E invece non è stato così. Anzi, ci sono settori che dopo lo sconvolgimento geopolitico innescato dal conflitto e dalle sanzioni occidentali verso la Russia ci hanno addirittura guadagnato. E neppure poco, al punto da far parlare di impennata. Un esempio? Le macchine per la formatura dei metalli. Nel primo trimestre dell'anno scorso il balzo è stato del 753 per cento. L'export friulano a Mosca, ad esempio, vola anche per quanto riguarda la categoria "motori, generatori elettrici, apparecchi per la distrubuzione dell'elettricità". Pare quasi un controsenso, visto il progressivo allontanamento dalla dipendenza dall'energia russa. Eppure i dati non mentono, parlando addirittura di un più 1.363 per cento, con 2,4 milioni di esportazioni a fronte dei 179mila euro dell'inizio del 2022.
  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino