VENEZIA - Dietro all’allarme questa volta c’è la crisi vera, quella che lascia a casa la gente che lavora. Persino Bassani Group, una delle più grosse realtà veneziane,...
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Filippo Olivetti è l’amministratore delegato del Gruppo che è anche uno dei soci di Vtp, la Venezia terminal passeggeri che si occupa del settore delle crociere a Venezia ma che controlla anche gli scali di Ravenna, Catania, Brindisi e Cagliari. «Gestiamo un pezzo del sistema Paese e dal nostro osservatorio viviamo in prima persona l’impatto devastante della situazione di stallo in cui opera la portualità turistica veneziana: perché anche tutti gli altri porti dell’Adriatico sono andati in crisi».
Il decreto Clini-Passera, che per primo ha sollevato a livello di Governo la questione delle grandi navi vietandone il passaggio nel bacino di San Marco e in canale della Giudecca, è del 7 marzo 2012. Sono passati tre anni e mezzo e ancora nessuno ha capito come si uscirà dall’impasse, perché è vero che quel Decreto impone l’allontanamento delle grandi navi solo dal momento in cui verrà trovata una via alternativa per arrivare in Marittima, ma è altrettanto vero che siamo in Italia e che dal 2012 è successo di tutto, limiti e divieti bocciati poi dal Tar ma in realtà ancora operativi perché le compagnie crocieristiche programmano le stagioni ogni due o tre anni e per quel periodo il divieto, anche se è stato annullato, ha ancora effetto.
«Noi operiamo soprattutto con le compagnie americane, le maggiormente colpite dai limiti perché venivano a Venezia con navi da 4 mila passeggeri, e oggi con lo stesso numero di navi ma più piccole da 2500 turisti - spiega Olivetti -. Quindi a conti fatti gli operatori come Bassani tra il 2014 e il 2015 hanno perduto il 34% dei passeggeri, nel nostro caso 5 milioni di euro».
Altre compagnie come Msc, invece, hanno spostato le grandi navi in altri porti e hanno aumentato il numero delle "piccole" unità a Venezia mantenendo sostanzialmente l’offerta di posti letto, anche se purtroppo ora si sono accorte che non riescono più a riempirli perché i turisti chiedono le navi più moderne e con maggiori intrattenimenti.
«Se il Governo non mette mano subito ai limiti di stazza, dando risposte certe e sicure alle compagnie, 2017 e 2018 saranno gli anni della morte del porto di Venezia - conclude Olivetti -. E il nuovo canale Contorta o il Vittorio Emanuele rimesso a nuovo arriveranno troppo tardi, quando le navi, molte delle quali già spostate temporaneamente a Atene, Malta, Barcellona o Genova, si trasferiranno definitivamente altrove, abbandonando Venezia e l’intero Adriatico. Come si fa in queste condizioni a pensare di essere competitivi in Europa?». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino