Il "Grande fratello" entra nell'alveare del parco

La presentazione del nuovo alveare tecnologico
Due arnie bellunesi saranno sotto agli occhi di tutti. Monitorate, in tempo reale, con una webcam che seguirà le api in ogni movimento, in ogni attività. E la vita...

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Due arnie bellunesi saranno sotto agli occhi di tutti. Monitorate, in tempo reale, con una webcam che seguirà le api in ogni movimento, in ogni attività. E la vita dell’alveare sarà visibile in diretta, su monitor che verranno installati in piazza Duomo (accanto alle ingresso delle scale mobili) e nella Biblioteca di Limana. Ieri, alla presenza del sindaco Jacopo Massaro, una “camera di volo” è stata inaugurata al Parco Maraga, mentre una seconda verrà posizionata a Limana, nella sede di ApiDolomiti: sensori speciali rileveranno i principali parametri vitali dell’alveare, come la temperatura, l’umidità interna ed esterna, il peso delle colonie. «Queste arnie didattiche abbattono il confine di spazio e tempo, sono una finestra virtuale, faranno capire a chiunque come tra le api ogni individuo abbia un ruolo preciso e programmato, necessario per vivere nel sistema famiglia», precisa Roberto Piol, presidente di ApiDolomiti. La valenza dell’operazione - che è frutto del progetto internazionale “BeeAware-Comuni alpini per la protezione delle api” - sta nel fatto che gli studenti, in qualsiasi scuola, potranno fare lezione in diretta accedendo al sito www.paesedelmiele.it. 

PIONIERI

Piol è convinto che Belluno sia locomotiva ed afferma deciso: «Questa è l’unica struttura in Italia non solo in relazione al telecontrollo, ma per il fatto che i dati vengono condivisi». Sensori, telecamere, finalità didattiche paiono, quindi, le parole d’ordine del progetto iniziato, nell’ottica della sostenibilità, dall’assessore Stefania Ganz e portato a termine dal successore Alberto Simiele con un costo diviso tra Cipra international (con 7mila euro) e casse del Comune (3mila): «L’ape è indicatore del benessere della terra e il 30% di ciò che mangiamo è merito del loro lavoro, oggi il pericolo per le api è la snaturalizzazione dell’ambiente rurale», ha ricordato Simiele. Alex Segat, assessore a Limana, dopo aver ringraziato per il coinvolgimento del proprio Comune nell’iniziativa, ha sottolineato come «la simbiosi tra apicoltore ed ape sia tra le più perfette e questo biomonitoraggio potrà incuriosire anche i non addetti ai lavori» e come, spesso, «l’apicoltura serva ad integrare il reddito». La camera di volo, non va sottovalutato, è stata interamente realizzata da menti e artigiani bellunesi, tra loro Luca Serafini, Massimilano Dell’Olivo, Siro Bona, Andrea De Bona. È proprio De Bona, vicepresidente di ApiDolomiti ad aprire l’arnia. Veste la tipica tuta da apicoltore, con tanto di maschera. Ha anche acceso l’affumicatore in cui brucia materiale legnoso naturale: “Solo per prudenza, così le api restano calme. «A proposito di api “calme”, viene da chiedersi se è il caso di temerne il pungiglione. “La regola è di stare tranquilli, di fare movimenti lenti – è la risposta – le api non sono interessate a pungere, perchè muoiono, quindi lo fanno solo se si sentono in pericolo. Non sono vespe che possono pungere più volte». Sono ben 700 i soci di ApiDolomiti, la cooperativa mutualistica che, nata nel 1975, ha la sua sede a Limana. Gli apicoltori, così, condividono alti e bassi, con il coinvolgimento,pure, della produzione di miele. È De Bona a ricordare gli anni duri, tra il 1980 e il 1983: «È arrivata la varroa un pidocchio dell’ape che attacca, succhia l’emolinfa e debilita l’imenottero». Contro questo parassita ancora oggi si lotta: «Con trattamenti che si fanno ad agosto e novembre». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino