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Cento giorni fa le vongole filippine risultavano già praticamente sterminate dal granchio blu nel Delta del Po. «I risultati del secondo sopralluogo confermano lo stato di gravità della situazione in entrambe le Sacche», annotano Ispra e Arpav nella relazione tecnica congiunta appena pubblicata, relativa agli accertamenti effettuati fra il 2 e il 5 ottobre scorsi nelle lagune del Canarin e di Scardovari, che rinnova l'allarme già lanciato dopo le analisi del 27 luglio. Con una sorpresa in più: solo metà (e anche meno) dei molluschi morti è stata trovata con le conchiglie spezzate, il che potrebbe significare che il crostaceo utilizza pure altri modi per divorare le sue prede.
Granchio blu, vongole morte nelle lagune del Veneto
Le attività di prelievo sono state condotte dall'Istituto superiore e dall'Agenzia regionale a bordo di imbarcazioni del Consorzio cooperative pescatori del Polesine. I risultati sono sconfortanti per la molluschicoltura: «In particolare, i campioni raccolti nella Sacca del Canarin presentavano una mortalità pressoché totale delle vongole in tutte le stazioni campionate. Anche nella Sacca di Scardovari sono state riscontrate elevate percentuali di mortalità, variabile tra 85% e 99% nelle diverse stazioni. Complessivamente numerosi esemplari mostravano chiari segni di predazione da granchio blu, con percentuali variabili, anche oltre il 50% in entrambe le Sacche».
Serve un monitoraggio
Ce n'è abbastanza, secondo Ispra e Arpav, per suggerire un potenziamento delle indagini: «I risultati evidenziano la necessità e l'urgenza di definire un piano di monitoraggio strutturato su più ampia scala, sia spaziale che temporale». Sul piano dei luoghi, l'estensione delle rilevazioni anche agli ambienti marino-costieri e alle acque dolci permetterebbe infatti «di definire la migliore strategia da adottare per il contenimento e lo sfruttamento della specie che tenga conto di come la specie si è adattata nel contesto geografico». Quanto alla periodicità, i controlli previsti dalla direttiva Habitat «sono attivi dal 2008 e vengono effettuati in primavera una volta ogni tre anni». Questo ha un senso perché il periodo primaverile «coincide con l'esplosione demografica degli organismi mentre in autunno la popolazione solitamente declina», a causa dei fenomeni estivi quali «elevate temperature, aumento della salinità, ipossie e alto tasso di predazione». Ma dati i gravi danni causati dal granchio blu al contesto polesano, per gli esperti «sarebbe auspicabile avviare un monitoraggio sistematico», dunque in entrambe le stagioni.
La curiosità
Comunque sia, la notorietà assunta dal granchio blu gli è valsa l'inserimento nel "Libro dell'anno 2023" firmato dalla Treccani. La traduzione comune di Callinectes sapidus è stata infatti considerata un neologismo destinato ad aver una certa durata, tale da essere scelto dall'Osservatorio della lingua italiana. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino