Grafica Veneta assume i pakistani: «Basta coop ma nessuna preclusione»

Grafica Veneta assume i pakistani: «Basta coop ma nessuna preclusione»
TREBASELEGHE (PADOVA) - Grafica Veneta torna ad assumere pakistani. Con tutta probabilità anche quella dozzina che ha fatto causa all'azienda di Trebaseleghe, dopo...

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TREBASELEGHE (PADOVA) - Grafica Veneta torna ad assumere pakistani. Con tutta probabilità anche quella dozzina che ha fatto causa all'azienda di Trebaseleghe, dopo l'inchiesta sul caporalato culminata nel patteggiamento di due manager, stralcio del procedimento per sfruttamento e rapina a carico dei titolari della Bm Service. Trascorsi sei mesi di polemiche e di tensioni, l'aria è cambiata: «Non abbiamo preclusioni verso nessuno, chi ha voglia di lavorare e di integrarsi è ben accetto», dice il presidente Fabio Franceschi, in procinto di formalizzare un centinaio di nuovi contratti.


LE STIME

Secondo le stime di Grafica Veneta, colosso della stampa da 200 milioni di libri l'anno e 800 dipendenti per il 40% di origine straniera, saranno ingaggiati fra 100 e 130 addetti. «Pensiamo che almeno 20 o 30 saranno pakistani, che sosterremo anche nella ricerca degli alloggi e nell'apprendimento dell'italiano», dice Franceschi. «Si tratterà di assunzioni dirette, perché il gruppo è stato il primo a bandire gli appalti di servizi, un'esperienza traumatica che non vogliamo rivivere», sottolinea l'avvocato Emanuele Spata, che ne segue le questioni giuslavoristiche. È dunque confermato lo stop alle cooperative, visti i precedenti costati all'impresa un ingente danno all'immagine e alla reputazione, soprattutto per le ripercussioni sulla sensibilità dei clienti americani. Piuttosto, con il passare del tempo l'industriale ha rivisto quel «solo veneti» a cui, all'indomani della sentenza, aveva vincolato le future assunzioni. «La battuta corregge il tiro è stata strumentalizzata. Intendevo dire che non avremmo più lavorato con chi si comporta male. Ma non abbiamo riserve per alcuna etnia o religione».

LA VISITA

Come gesto di distensione, Franceschi ha accettato l'invito dell'associazione dei pakistani di Padova, incontrandosi venerdì con il presidente Shamaion Bahadar, il segretario Kamal Sohail e l'imam Manik Abdullah Atique, che l'ha accompagnato in una visita alla moschea. «È stato più facile dialogare con i rappresentanti della comunità chiosa l'imprenditore rispetto a certi sindacati che hanno cavalcato la vicenda. Parlando direttamente con alcuni dei ragazzi che avevano lavorato per noi, ho capito che sono stati pilotati, tanto che qualcuno non conosceva nemmeno le accuse di cui si discuteva. Ad ogni modo il nostro cuore non ha rancore per nessuno: voltiamo pagina e guardiamo avanti». Sul tavolo restano le azioni giudiziarie patrocinate da Fiom Cgil e Adl Cobas, incardinate fra i Tribunali di Padova e di Trento, con cui viene chiesto il riconoscimento del rapporto di lavoro diretto fra gli operai e Grafica Veneta, nonché il pagamento delle differenze retributive fra le previsioni contrattuali e le erogazioni effettive di Bm Service, quantificate dal legale Alessandro Capuzzo attorno a 1.500 euro al mese. «Siamo assolutamente disponibili a una ricomposizione delle vertenze ribatte l'avvocato Spata anche perché le timbrature dei badge ricostruiscono chiaramente le ore lavorate, mediamente poco più di 8».


LA PACE

Al momento le versioni dei sindacati e dell'impresa divergono, ma Franceschi conta di ricucire lo strappo direttamente con la comunità pakistana. Pare esserci riuscito, a giudicare dalla soddisfazione del presidente Shamaion (che è anche componente della Commissione per la rappresentanza delle persone padovane con cittadinanza straniera), espressa a nome dei 300 associati: «Abbiamo mediato per trovare un accordo. Per noi era importante arrivare alla pace, perché la procedura con il Tribunale sarebbe stata troppo lunga, mentre i ragazzi vogliono solo lavorare. Siamo contenti perché Grafica Veneta è disponibile anche a trovare le case e insegnare la lingua ai nostri connazionali».

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Il Gazzettino