Il presidente dei gondolieri: «La nostra situazione è disperata, calo del lavoro dell'80%»

Andrea Baldi
VENEZIA - È ancora crisi per le categorie cittadine. I gondolieri sono letteralmente in ginocchio. Il settore, complice il crollo del turismo, non è ancora...

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VENEZIA - È ancora crisi per le categorie cittadine. I gondolieri sono letteralmente in ginocchio. Il settore, complice il crollo del turismo, non è ancora ripartito. È garantito il servizio da parada che traghetta i veneziani da una riva all'altra del Canal Grande (S. Sofia, Carbon, S.Tomà, S. Maria del Giglio e Dogana). Nel 2021 i gondolieri sono riusciti a lavorare pochissimi mesi: due. Sul fronte dei ristori, poco o nulla. Andrea Balbi, presidente dell'Associazione Gondolieri, è amareggiato: «Non so come andrà a finire. Dal 12 novembre 2019 con l'acqua alta che ha sconvolto il centro storico e le sue isole. Pochi mesi dopo è iniziata, durante il Carnevale, la pandemia. Di fatto abbiamo ripreso a lavorare il 30 maggio 2020, nel senso che siamo ritornati a fare servizio. Ma, turisti non ce n'erano».


LA CRISI

Il comparto gondolieri è in crisi? «Nel 2021 rispetto al 2019 il nostro comparto ha registrato un meno 70%-80%, mentre nel 2020 abbiamo raggiunto un meno 97%. Abbiamo iniziato a lavorare da maggio, ma su sette mesi ne abbiamo lavorato due: settembre e ottobre. Tanti turisti, non c'è ombra di dubbio. Per lo più Veneti che sono venuti a trascorrere qualche ora in centro storico. Il giro in gondola era, però, l'ultimo dei loro pensieri, come anche l'acquisto di souvenir nei negozi di vetro e specialità locali. La crisi ha colpito tutto e tutti».
Avete ricevuto sussidi? «Grazie al Comune siamo riusciti a far sentire la nostra voce al Governo che ci ha riconosciuto alcuni sussidi, mentre la Regione del Veneto ce ne ha garantito uno. Purtroppo non è sufficiente. Tutti i gondolieri della città lavorano con partita Iva. La nostra categoria è attività anomala. Siamo servizio pubblico, non di linea. Questo implica che non rientriamo in alcun codice Ateco del comparto turistico».
C'è stata una ripresa in queste ultime settimane? «Una timida ripresa. Su sette mesi ne abbiamo lavorato solo due. La situazione è drammatica. I gondolieri, ultimo anello del comparto turistico, sono tra le categorie più penalizzate. Ora puntiamo a chiedere ristori e aiuti».
Venezia rischia di diventare stagionale come negli anni Ottanta? «Il mio augurio è che non diventi stagionale. La nostra città è unica al mondo. Tutti vogliono e vorranno sempre venire a Venezia. Siamo fiduciosi, il turismo ritornerà. Con l'apertura degli impianti di sci il turista si è giustamente spostato verso le montagne. Ricordiamoci che viaggiare e spostarsi è molto più complesso di una volta. Le misure, a causa dell'aumento dei contagi in italia, sono sempre più stringenti. E, purtroppo il periodo natalizio non è stato per noi gondolieri un buon periodo. Un tempo si lavorava di più».


«NON CE LA FACCIAMO»

Il Comune di Venezia vi ha seguito in questi mesi? «Sindaco, assessori e consiglieri ci hanno sempre seguito con attenzione. Ci sentiamo con frequenza settimanale».
Quanti sono i gondolieri a Venezia? Siamo 433 gondolieri e 200 sostituti. Una famiglia di 633 persone. Dalla prima riapertura siamo in turnazione ridotta. Solo un terzo è al lavoro e due terzi sono a casa. Facciamo massimo 12 giorni lavorativi al mese contro i 18 o 20 che facevamo prima. Alcuni colleghi, purtroppo, sono in turno 8/6 giorni al mese».


E ce la fanno? «Questo è un altro problema: non ce la facciamo». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino