TREVISO - «Il perdono è fondamentale. Non tanto verso le persone che ci hanno fatto del male, quanto come punto di equilibrio della vita in cui si riesce a liberarsi del...
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«Nel 1980 sono stato ingiustamente accusato di aver ucciso due poliziotti perché ero nel posto sbagliato al momento sbagliato - ricorda Peter - negli anni in carcere mi sono avvicinato allo Yoga per non impazzire. Ho iniziato a studiare legge e sono diventato avvocato. Sono uscito di prigione nel 1995 dopo essere riuscito a ribaltare la sentenza». Un percorso difficilissimo compiuto difendendosi da pressioni gigantesche e testimonianze fasulle. «Ho pensato al suicidio, poi ho trovato la forza. Un giorno è stato detto a due guardie che sarebbero state pagate di più se fossero state presenti per tirarmi giù al momento dell'esecuzione, così da essere sicuri che il mio collo si rompesse. Il dialogo è andato in scena davanti a me, come se io non ci fossi». Anche Sunny era stata condannata a morte nel ’76 in Florida assieme a mio marito per l'omicidio di due poliziotti. Sono stata scagionata nel 1992, dopo la confessione del vero assassino, ma dopo che mio marito era già stato giustiziato sulla sedia elettrica, prendendo fuoco perché qualcosa era andato storto». «Sono entrata in prigione 28enne hippie e vegana - trova la forza di sorridere - sono uscita orfana, vedova e nonna 45enne». I loro destini, già così vicini, si sono intersecati nel 1998, quando Sunny chiese a Peter di partecipare a un convegno sulla pena di morte organizzato da Amnesty International. Lì è scoccata la scintilla che nel 2011 li ha portati al matrimonio celebrato a New York. «Abbiamo entrambi vissuto un incubo, ora è arrivato il momento di vivere la nostra favola». Senza scordare chi è costretto a vivere tragedie simili alle loro: hanno messo in piedi una fondazion, per aiutare le vittime di errori giudiziari e per l'abolizione della pena di morte (sunnyandpeter.com). Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino