Mafia, la Dia sequestra immobili per 6,7 milioni a un imprenditore

Mafia, la Dia sequestra immobili per 6,7 milioni a un imprenditore
CATANIA - La Dia di Catania ha eseguito un decreto di confisca beni emesso dal Tribunale di Catania nei confronti di Giuseppe Faro, 58 anni, imprenditore a capo di imprese...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
CATANIA - La Dia di Catania ha eseguito un decreto di confisca beni emesso dal Tribunale di Catania nei confronti di Giuseppe Faro, 58 anni, imprenditore a capo di imprese operanti nel settore dell'edilizia e del movimento terra ritenuto vicino all'organizzazione mafiosa facente capo al clan LA Rocca, affiliata alla famiglia Santapaola, delle quale è rappresentante nel territorio di Caltagirone.

Il valore dei beni confiscati è stato stimato complessivamente in sei milioni e settecento mila euro ed è costituito da quote societarie e numerose società operanti perlopiù nel settore edile-immobiliare, terreni, immobili e fabbricati siti nei comuni di Palagonia (CT), San Zenone degli Ezzelini (TV), Albignasego (PD), Surbo (LE), autocarri e autovetture, oltre a rapporti bancari e postali su tutto il territorio nazionale.
Faro, condannato anche per una serie di rapine ai danni di autotrasportatori, è stato coinvolto nell'operazione di polizia denominata «Calatino», condotta nel 2000 nei confronti del clan mafioso storicamente capeggiato dal boss Francesco La Rocca. Sulla base delle risultanze investigative Faro è stato condannato a 3 di reclusione per estorsione in concorso con l'aggravante del metodo mafioso. La sua figura emerge inoltre nell'operazione di polizia «Iblis», nell'ambito della quale da una conversazione ambientale viene indicato quale soggetto sul quale il boss Vincenzo Aiello, all'epoca rappresentante provinciale di «Cosa Nostra», poteva contare per l'illecita aggiudicazione di gare di appalto. Con il provvedimento Faro Giuseppe è stato sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale. Le indagini riguardanti il periodo compreso 1992-2011 hanno permesso di accertare forti profili sperequativi tra i redditi dichiarati ed il suo patrimonio.

Secondo quanto accertato Faro, dopo avere costituito imprese e società operanti soprattutto nel settore dell'edilizia e del movimento terra e la disponibilità di due cave estrattive a Palagonia e Licodia Eubea, dopo l'arresto nel 2001 avrebbe preferito eclissarsi dalla scena economica, delegando a moglie e figli il compito di incrementare il patrimonio di famiglia.
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino